sabato 12 novembre 2016

Teresa Menghi Fiabon, 1892-1944

Menghi Fiabon Teresa di Domenico, Treviso, classe 1892
Partigiana Combattente - Brg. Paoli - Div. Sabatucci
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Caduta il 28 ottobre 1944, a Treviso
Per evitare la cattura del figlio partigiano che si trovava in casa, sbarrava la porta alle bb.nn. con il suo corpo e veniva uccisa con una raffica di mitra
Casalinga - 5. elementare       (Elio Fregonese, 1997)




Atto di morte. Stato civile comune di Treviso (partic.)

«Il giorno ventotto del mese di Ottobre dell'anno millenovecentoquarantaquattro XXIII EF alle ore [12,30]
 in Via Dotti al N.° 4 ... è morta Menghi Teresa dell'età di anni cinquantadue fruttaiola, di razza ariana,
residente in Treviso, che era nata a Novillara (Pesaro) da Domenico ... e da Urbinati Filomena,
e che era coniugata con Fiabon Giuseppe». 


Motivazione della medaglia d'argento
Menghi Fiabon Teresa
fu Domenico e di Urbinati Filomena
nata a Novilara [PU]
[...]
Prestava la sua opera per lungo periodo a favore del movimento partigiano e dava ripetute prove di spirito di sacrificio e di sprezzo del pericolo.
Durante un tentativo di cattura da parte di elementi nemici, di uno dei suoi figli, sbarrava risolutamente l'ingresso della propria abitazione e resisteva impavida alla minaccia delle armi puntate sul suo petto, finché veniva colpita a morte da una raffica di [mitra].
Mirabile esempio di dedizione alla causa della libertà.
Treviso, li 28 ottobre 1944
Decreto 14 febbraio 1966 - G. U. 119/66


La notizia dell'uccisione di Teresa Menghi (Gazzettino, 1 novembre 1944)


La cronaca dell'uccisione di Teresa Menghi, avvenuta sabato 28 ottobre 1944
nel XXII anniversario della Marcia su Roma, viene - in via del tutto eccezionale - pubblicata
sul
Gazzettino di mercoledì 1 novembre 1944. Il giornale fa anche il nome dell'autore di quello
che è espressamente definito un omicidio, premurandosi di sottolineare

come "lo sparatore ... il milite Fausto Vanzo" fosse stato subito arrestato.
Lo scalpore suscitato in città dall'uccisione della nota fruttivendola avrebbe reso
controproducente non scrivere del delitto o pubblicare il solo nome 
della morta nella
piccola rubrica "Stato civile" come -
peraltro non sempre - avveniva con gli altri partigiani.

Trascrizione


Tragica fine di una donna
Sabato, nei pressi di via Dotti, verso le ore 13, dopo lo sparo di tre colpi d'arma da fuoco, veniva rinvenuta distesa e sanguinante al suolo, davanti alla casa segnata al civico n. 4 la fruttivendola Teresa Menghi fu Domenico in Fiabon di 52 anni, che teneva banco di frutta in piazzetta del Duomo. La Menghi decedeva di lì a pochi istanti.
Appena avvertita l'Autorità giudiziaria, si recava sul posto il Sostituto Procuratore di Stato dott. [Salvatore] Marangio con il cancelliere Cipolla per assistere alla necroscopia eseguita dal dott. Gasparinetti. Il sanitario constatava che la infelice era stata colpita al collo e alla regione sottoclavicolare sinistra, in direzione del cuore.
Lo sparatore, identificato per il milite Fausto Vanzo da Solagna (Vicenza) subito dopo il fatto veniva trattenuto e disarmato da un suo sottufficiale e tradotto alla caserma di San Nicolò, dove si trova in istato d'arresto. 
Il Vanzo era andato alla ricerca di un figlio della Menghi il quale, volontario, si era allontanato arbitrariamente dal proprio reparto.
Sulle circostanze dell'omicidio, la Procura di Stato e il Comando di Presidio della G.N.R., stanno procedendo ai necessari accertamenti.
Contro il Vanzo sarà proceduto a termini di legge. La salma della Menghi è stata trasportata al Cimitero Comunale Maggiore.



                                                                 

Processo al comandante delle SS italiane di Treviso
un cui sottoposto uccise Teresa Menghi
(Gazzettino, 14 luglio 1945)

Il tenente Rinaldo Poiani (o Pojani), nato a Makastra in Dalmazia nel 1918 e residente a Fiera di Treviso,
responsabile della XIII zona di reclutamento (Treviso) delle SS italiane,
comandante del milite Fausto Vanzo esecutore materiale dell'omicidio di Teresa Menghi,
ma non presente al fatto di sangue, se la caverà con 20 anni inflitti in prima istanza dalla Corte
di Assise Straordinaria di Treviso (nel processo cui si riferisce questo articolo del Gazzettino: sentenza 43/45).
Pena annullata il 25 marzo 1946 dalla Corte Suprema di Cassazione, Roma,
che lasciò in piedi il solo addebito relativo alla sua attività propagandistica a favore del nemico,
reato estinto dalla "amnistia Togliatti" (Decreto Presidenziale 22.6.1946, n. 4).
L'esecutore materiale dell'omicidio della partigiana Menghi - il milite delle SS italiane Fausto Vanzo,
nato a Bardi (PR) nel 1926 e residente a Solagna (VI), verrà processato il 5 novembre 1946.
Vanzo sarà condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise Straordinaria di  Treviso (sentenza 70/46),
pena successivamente ridotta dalla Corte d'Appello di Venezia a 30 anni nel 1952 e a 10 anni nel 1954.
[Le sentenze della Corte d'Assise Straordinaria di Treviso sono state pubblicate dall'Istresco e sono online]

Trascrizione dell'articolo del Gazzettino

Lo svolgimento di questo processo è seguito dal numeroso pubblico con vivo interesse. L'imputato è un giovane bruno ed elegante, il ventisettenne Rinaldo Pojani di Umberto, nato in Dalmazia, già comandante con il grado di tenente del centro provinciale di arruolamento delle SS italiane, gruppo di Treviso. È imputato, nella sua qualità di ufficiale, di aver diretto azioni di rappresaglia e di rastrellamento. 
Il Pojani dichiara di non essere iscritto al p.f.r. e narra come, fatto prigioniero dai tedeschi a Zara, fosse stato inviato in Germania. Per poter ritornare in Italia, nel luglio 1944 si arruolò nella legione volontari italiani, trasformatasi poi nelle SS. 
Fu a Ferrara e quindi trasferito a Treviso, dove risiede la sua famiglia. Egli dice di non aver fatto alcuna pressione sui giovani per l'arruolamento, ma soltanto opera di propaganda e di non aver mai partecipato a rastrellamenti. 
Secondo l'imputato il centro di arruolamento non avrebbe avuto alcun carattere politico. Alle asserzioni del Pojani il Presidente dà lettura di alcuni appelli stampati in un giornale e recanti la firma del Pojani. Il Pojani dichiara che detti articoli ed appelli provenivano direttamente dal comando generale delle SS italiane con sede a Cremona. 
Il primo teste d'accusa è il fruttivendolo Giuseppe Fiabon di 51 anni, da Treviso, la cui moglie Teresa Menghi, madre di otto figliuoli, veniva trucidata il 28 ottobre dello scorso anno da un milite delle SS, certo Fausto Vanzo da Solagna (Vicenza). Il Fiabon ancora commosso (e alcuni suoi figliuoli sono presenti nell'aula e piangono), rievoca il delitto che ha suscitato lo sdegno di tutto il popolo trevigiano. Il Vanzo con altri due militi armati si era recato alla ricerca di un figliuolo minorenne della Menghi, la quale da quegli sgherri era stata pedinata sino alla sua abitazione, in via Dotti.  Ma poiché il figlio era riuscito a scappare attraverso una finestra della parte posteriore della casa il Vanzo esplose alcuni colpi di pistola contro quella povera madre uccidendola sul colpo. Il Fiabon narra che il Pojani poche ore dopo il fatto si sia recato nella casa della vittima e che in seguito aveva mandato una persona per invitarlo a recarsi al comando. A questo punto il Pojani si alza e dichiara che in quella giornata egli era assente da Treviso per ragioni del suo ufficio.
Una figliuoletta del Fiabon, a nome Gina di 12 anni, che era stata minacciata con le armi dall'assassino, afferma di aver visto due ore dopo il delitto il Pojani, in via Dotti, quando ancora la salma insanguinata della madre giaceva sulla strada. 
Il Pojani torna nuovamente a smentire.
L'imputato ad una contestazione del Presidente dichiara che ritornato a Treviso aveva subito provveduto per arrestare il Vanzo e tradurlo con una scorta al comando di Cremona.


La sentenza contro Fausto Vanzo
il milite delle SS italiane che uccise Teresa Menghi


Sentenza n. 70/46 del 05.11.1946 – R.G. 64/46 n. 1769 R.G.P.M.


In nome del Popolo Italiano,
la Corte di Assise Straordinaria di Treviso, composta dai Signori:
FERLAN dr. VLADIMIRO – Presidente
SPANU dr. GIOVANNI – Giudice Popolare
TREVISIN ALESSANDRO – Giudice Popolare
BORGHI ANGELO – Giudice Popolare
STANCARI ing. GIUSEPPE – Giudice Popolare
BONEMAZZI ANGELO – Giudice Popolare
ZAMBONI ALDO – Giudice Popolare
ha pronunciato la seguente sentenza nel procedimento penale contro:

VANZO Fausto di NN. e di Vanzo Caterina, nato in Bardi (Parma) l’8.5.1926 res. a Solagna (Vicenza) già milite SS italiana in Treviso – latitante, irr.

Imputato
a) Di collaborazione – art. 1 D.L.L. 22.4.45 n. 142 p.p. dall’art. 58 C.P.M.G. per avere posteriormente all’8.9.43 quale milite delle SS italiane prestato aiuto ed assistenza all’invasore nei suoi piani politici, partecipando ad azioni antipartigiane in Treviso.
b) Di omicidio aggravato – art. 575-577 n. 4-6 n. 1 e 4 C.P. per avere in Treviso il 28.10.1944 con brutale malvagità ed agendo per futili motivi ucciso con una scarica di mitra Teresa Menghi in Fiabon nella soglia della sua abitazione.


In esito all’odierno pubblico dibattimento, sentito il P.M. e la difesa in contumacia dell’imputato si osserva:
In fatto e diritto:
il giorno 28 ottobre 1946 il milite delle SS italiane Vanzo Fausto uccideva con una raffica di mitra Teresa Menghi in Fiabon.
[...]
Come risulta dagli aspetti processuali il fatto si è svolto col modo seguente.
Il figlio dell’uccisa Fiabon, allora di 15 anni, in seguito a pressioni varie si era arruolato nelle SS italiane. Dopo poco tempo però aveva disertato e si era aggregato ai partigiani, come già avevano fatto i suoi fratelli. Qualche tempo dopo un sergente delle SS, certo Lario Marino, venne da Cremona per rintracciare alcuni militi disertori. La mattina del 28 ottobre il Lario scorse il Fiabon che vendeva della frutta. Dovendo recarsi però a Conegliano, mandò il Vanzo, che passava per strada, a chiamare il sergente Picco Augusto di stanza a Treviso. Il Picco venne subito e a lui il Lario affidò il Fiabon perché lo trattenesse nel suo ufficio fino al suo ritorno da Conegliano. Nel frattempo era giunta la madre del Fiabon, chiamata dallo stesso. Nel sentire le parole del Lario svenne. Il Picco allora ordinò al Vanzo di accompagnare a casa la madre e il figlio e di ricondurgli poi quest’ultimo. Giunti a casa il Fiabon riuscì a scappare attraverso i tetti.
Non vedendolo tornare, il Vanzo impose alla madre di dirgli dove fosse il figlio. Alla risposta della donna che il figlio non era più in casa, l’imputato, imbestialitosi, disse che se entro tre minuti la Menghi non avesse confessato dove era il figlio e non glielo avesse consegnato, avrebbe fatto uso delle armi contro di lei. Si mise poi a contare i minuti. Al mancare dell’ultimo fece partire una raffica di mitra uccidendo sul colpo la Menghi. Vistala cadere, l’imputato esclamò, riferendosi alla morta, che quella voleva farlo fesso.
Questo il fatto.
[...]
P.Q.M.
Visti gli art. 483, 488 C.P.P.
Dichiara Vanzo Fausto colpevole dei reati ascrittigli, escluso per l’omicidio l’aggravante di cui all’art. 61 n. 4 C.P., e come tale lo condanna alla pena dell’ergastolo, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, alla confisca dei beni a favore dell’Erario, alle spese processuali e tassa di sentenza.
Treviso, 5 novembre 1946
Il Presidente
Ferlan
Depositata in cancelleria il 15.11.1946


La Corte di Appello di Venezia, con ord. 30 aprile 1952 ha dichiarato commutata la pena dell’ergastolo in quella di anni trenta ai sensi art. 9 lett. b) e ult. parte decr. 22.6.46 n. 4.
La Corte di Appello di Venezia, con ordinanza 22.2.1954 in applicazione art. 2, lettera a, n. 1 D.P 9/12/1953 ha dichiarato commutati in anni 10 reclusione la pena inflitta.
Venezia 7/1/55


NdC - Viene da chiedersi quanti giorni effettivi il Vanzo abbia trascorso in carcere, visto che all'atto del processo era latitante.

(Il testo integrale della sentenza si trova alle pp. 454-455 delle Sentenze della Corte d'Assise Straordinaria di Treviso (1945-1947), trascrizione a cura di Irene Bolzon e Federico Maistrello, Pdf online, Istresco)


                                                                 


La partigiana di Treviso Teresa Menghi in Fiabon,
ricordata  nel primo anniversario della sua uccisione
dal Gazzettino del 28 ottobre 1945.

Trascrizione

A ricordo di una madre
uccisa da una SS

E' ancor vivo nell'animo dei cittadini il ricordo dell'orribile delitto commesso da un milite delle SS italiane il 28 ottobre dello scorso anno. Verso le ore 13 di quel giorno, nei pressi di via Dotti, un certo Fausto Vanzo da Solagna (Vicenza), senza alcun plausibile motivo, sparava tre colpi di arma da fuoco contro una popolana, madre di numerosa prole, la fruttivendola Teresa Menghi fu Domenico in Fiabon, di 52 anni. L'infelice moriva sull'istante. 
Tutto il popolo, esecrando quel delitto che strappava una madre alle proprie creature e confermava i barbari sistemi degli sgherri nazifascisti, tributava un commosso omaggio alla salma lacrimata, chiedendo giustizia a Dio e agli uomini, e nell'anniversario tributa alla vittima il suo memore compianto. 




Teresa Menghi in Fiabon,
ricordata a tre anni
dalla sua uccisione
sul settimanale dei partigiani
''patrioti della marca'' 
(14.11.1947)


Il libro che Silvio Fiabon ha dedicato a sua mamma,
l'eroica popolana di Treviso uccisa da un milite delle SS italiane
sull'uscio di casa in via Dotti
per permettere di salvarsi al figlio Ennio, partigiano.


Teresa Menghi con il marito Giuseppe Fiabon e i figli
Ennio e Gino ripresi vicino al loro banco di frutta e verdura
che gestivano in piazza San Vito.
(Dal libro di Silvio Fiabon Storie d'eroi semplici: Menghi Teresa)

Lettera scritta da Giuseppe Fiabon alla moglie nel trigesimo della sua morte.
(Dal libro di Silvio Fiabon Storie d'eroi semplici: Menghi Teresa)

Trascrizione della lettera di Giuseppe Fiabon

28-11-44

«Oggi 28 Novembre, un mese già trascorso dalla tua morte che a destato orore e pietà a tutta la cittadinanza della Marca Trevigiana. La bontà e la tua nobiltà del tuo sangue Generoso, il tuo altruismo verso il prossimo sempre pronta a fare del bene a tutti.
Il tuo assasino lo faceva per mestiere tu non avevi nessuna colpa, innocente com'eri, come un bambino di un anno.
La tua iscrizione alle famiglie Numerose sezione Provinciale di Treviso, non è stata che una bufonata, per poi essere fucilata alla porta di casa tua, cadevi colpita al cuore implorando pietà per i tuoi 8 figli.
Per un bandito senza madre e senza patria che a solo l'arte dell'assasinio, ti colpì.
Una mamma come eri tu verso alle tue 8 creature non se la troverà nessuna parte del mondo.
Ma tu non sei morta, tu sei viva, e vivrai nella storia della Patria.
Con la tua bontà hai saputo infonderti vita e calore per fino alle più astratte teorie della metafisica».


Ecco qui tuo marito     Fiabon Giuseppe
   Figli                            Irma
      "                               Nino
      "                               Giulio
      "                               Gino
      "                               Pasquale
      "                               Enio
      "                               Silvio
 "                               Addiina


Lapide commemorativa in via Dotti.
TERESA MENGHI FIABON
«Novillara [recte Novilara] 15.X.1892 / Treviso 28.X.1944 Partigiana / Medaglia d'argento al valor militare /
In questa casa ricevette morte da / elementi nemici per essersi opposta /
alla cattura di un figlio partigiano /
Per non dimenticare /
Treviso 25 aprile 1996»

PS - È vero che "elementi nemici" sono le parole utilizzate nella motivazione della medaglia d'argento. Ma non si capisce - dato che lo scopo della targa è "non dimenticare" - perché, in questo contesto, non sia stato usato il termine più appropriato di "fascisti". O meglio si capisce molto bene. Il sindaco dell'epoca era infatti il leghista Giancarlo Gentilini che, sia pure alcuni anni più tardi, nel 2008 quando era vice-sindaco, dichiarò pubblicamente di ispirarsi alla mistica fascista. Nello stesso 2008 Gentilini (vicesindaco di Treviso, città medaglia d'oro della Resistenza) fu condannato per istigazione all'odio razziale. Condanna confermata in via definitiva dalla Corte di Cassazione nel 2014.

Il luogo in cui è murata la lapide commemorativa di Teresa Menghi Fiabon,
all'incrocio fra via Dotti e via Fra' Giocondo.



23 settembre 2017, sosta nei pressi di via Dotti durante la passeggiata 
per il 25° dell'Istresco. L'autore di questa pagina ricorda l'uccisione di Teresa Menghi.
Foto di Sante Baldasso (dallo slideshow dell'Istresco).
Via Teresa Menghi (laterale di via Callalta), dedicata alla fruttivendola
partigiana che difese con il suo corpo il figlio Ennio Fiabon ricercato dai fascisti.

Testata partigiana / testate partigiane / testate dell'ANPI - 
"patrioti della marca" (11-7.1946 - 6.2.1947), settimanale dell'Anpi di Treviso: testata.
Dal 13.2.1947 si chiamerà "La Nuova Strada", nome con cui nel 1948 cesserà le pubblicazioni.
Alla guida del settimanale sarà per quasi tutta la sua durata (almeno fino all'aprile 1948)
il partigiano comunista Remo Casadei.
L'ultimo numero conservato nella collezione dell'Istresco porta la data del 16 giugno 1948
ed è diretto da Giorgio Trentin (figlio di Silvio).

L'uccisione della partigiana Teresa Menghi Fiabon (medaglia d'argento al valor militare)
nel diario della Brigata Bavaresco - Aistresco, ID 86, n. inv. 007




Nessun commento:

Posta un commento