sabato 12 novembre 2016

Italo Buttazzoni, 1925-1945

Il partigiano Italo Buttazzoni,
ucciso dai tedeschi a Villorba , assieme ad altri sette
compagni il 29 aprile 1945.
(Archivio privato fam. Buttazzoni)
Italo Buttazzoni apparteneva a una benestante famiglia antifascista di origine friulana; suo nonno, avvocato, è sepolto nel cimitero di San Daniele del Friuli. Il padre, Cecilio Metello, nato a Udine, lavorava nelle ferrovie dello stato. Aveva sposato la veneziana Beatrice (Bice) Pillon, dalla quale ebbe cinque figli: tre maschi e due femmine.
In seguito a un trasferimento di Cecilio Metello, i Buttazzoni erano giunti a Treviso, e - nel foglio matricolare di Italo - risultano residenti in via Dandolo (dietro la stazione).
Bruno, il fratello maggiore di Italo, aveva combattuto in Africa e dopo l’8 settembre si era nascosto in campagna a Maron di Brugnera, dove la moglie aveva delle proprietà. Italo invece frequentava il liceo in città, presumibilmente il liceo scientifico al Pio X, e aderì alla brigata partigiana garibaldina “Bavaresco”.

Italo Buttazzoni era al comando dei nove partigiani che — partiti da Porto di Fiera la sera del 27 aprile 1945 — erano diretti verso il Montello in missione recupero armi.
Catturati la sera stessa dalle SS nella curva che, provenendo da via Trento, immette al centro storico di Villorba, i nove furono trattenuti come prigionieri nelle scuole elementari. Otto di loro, all'alba di domenica 29 aprile 1945, furono fucilati al muro del cimitero del paese.
La squadra di patrioti viaggiava su un camioncino FIAT 18BL della ditta Fermi & Mazzon (autotrasporti e officina con sede presso il fiume Storga affluente del Sile) guidato da Alerame Zanin, l'unico del gruppo a cui fu risparmiata la vita, perché disarmato.
I genitori di Italo Buttazzoni: Cecilio Metello e Beatrice Pillon.
(Archivio privato fam. Buttazzoni)

Dell’uccisione di Italo, i familiari sono venuti a conoscenza qualche giorno dopo[1].
«La morte del figlio fu un colpo tremendo per mia nonna - racconta una nipote del partigiano Buttazzoni - aggravato dalla morte, qualche tempo dopo, di mia mamma.
Ricordo che da piccola ogni domenica andavo al cimitero con mio papà Bruno, in visita alla tomba di mia mamma e a quella dello zio Italo, che era sepolto là a San Lazzaro, dove ci sono tutti gli altri partigiani. E io ero molto fiera di avere uno zio partigiano.
Ricordo anche che un giorno con mio papà sono andata alla cerimonia per la consegna della medaglia di bronzo al valor militare alla memoria dello zio, ed è stato molto commovente.
Mia nonna invece non voleva proprio più sentir parlare della morte del figlio; se la prendeva con Dio che aveva permesso una simile tragedia e da allora non volle più mettere piede in chiesa. Opposta invece la reazione del nonno che, gradualmente, iniziò a frequentare la chiesa e ad andare a messa.
Per dire di mia nonna: una volta che ero andata in vacanza in Croazia e avevo fatto amicizia con un ragazzo tedesco … beh, lei per poco andava fuori di testa, per il solo fatto che era tedesco!
Perché mio zio è stato ucciso dai tedeschi, non dai fascisti» [2].

Note

[1] Un ritardo simile a quello con cui vennero informati i parenti dei nove partigiani uccisi a Quinto sulla Noalese al Gambero, sempre il 29 aprile 1945 e sempre dalle SS. (Pavan, 2015, p. 55).
[2] Intervista registrata il 21 novembre 2016, file 16112101. (Dall’inizio a 45:00 - sintesi).


DOCUMENTI

Buttazzoni Italo di Cecilio, Treviso, classe 1925
Partigiano Combattente - Brg. Bavaresco - Div. Sabatucci
Medaglia di Bronzo al Valor Militare
Caduto il 29 aprile 1945, a Villorba
Durante le operazioni per la liberazione di Treviso, catturato dai tedeschi a Villorba, veniva fucilato
Studente        (Elio Fregonese, 1997)

Dal Foglio matricolare:
Nato l'11 dicembre 1925, statura 1,78.
Titolo di studio: liceo scientifico.
Chiamato alle armi giunge al IX Btg. Costiero [a...?] il 2 dicembre 1943.
*
Del suo curriculum nel Regio Esercito non ci sono altre notizie. Viene invece ricordata la sua partecipazione alla Resistenza con questi termini [1]:
«Ha fatto parte dal 1.10.1943 al 29.4.1945 della Formazione Partigiana Brg. Bavaresco in località Treviso assumendo la qualifica gerarchica di Comandante di Squadra.
Equiparato a tutti gli effetti (escluso il compimento degli obblighi di leva), per il servizio partigiano anzidetto, ai militari volontari che hanno operato in Unità regolari delle Forze Armate nella Lotta di Liberazione, D.L. 6/9/1946 n. 93» [2].

Motivazione medaglia di bronzo al valor militare
Buttazzoni Italo
di Cecilio Metello e di Pillon Rosa
[...]
Giovanissimo, accorse tra i primi nelle file delle Brigate Garibaldine partecipando volontariamente a numerose azioni di guerriglia e di sabotaggio, distinguendosi per capacità e ardimento.
Accerchiato con alcuni compagni durante un'azione di rastrellamento dopo strenua lotta, veniva sopraffatto dalle preponderanti forze nazifasciste, catturato e sottoposto a interrogatori e torture per costringerlo a rivelazioni, sopportava, tacendo, con stoica fermezza ogni sevizia affrontando con sereno coraggio la fucilazione.
Nobile esempio di fermezza d'animo, di dedizione alla causa della libertà della Patria.

Treviso, ottobre 1943 - aprile 1945
Decreto 23 aprile 1947 - G.U. 258/48


Comune di Villorba, 7 luglio 1945: compilazione Atto di Morte
Italo Buttazzoni è di razza ariana? No, è cittadino italiano, fa correggere il fratello Bruno


Razza ariana? No, cittadino italiano - 
Bruno Buttazzoni, fratello di Italo e dottore in legge, non accetta la formula prevista
dalla burocrazia fascista, relativa alla "razza ariana" del fratello, e costringe l'impiegato
dell'anagrafe a cancellare la parola "razza" sostituendola con "cittadino italiano", 

definizione più consona ai tempi della nuova Italia democratica.
(Bruno Buttazzoni sarà in lista  - non eletto - col Partito Socialista  nelle prime elezioni
amministrative del Comune di Treviso, 31 marzo 1946).

Elenco caduti della brigata Bavaresco (divisione Garibaldi "F. Sabatucci")

La scheda di Italo Buttazzoni "caduto in un'imboscata nella  zona di Villorba"
 nell'elenco dei caduti della brigata Bavaresco (divisione Sabatucci).
(Archivio Istresco, b. 24)



Medaglia di Bronzo
ITALO BUTTAZZONI
Nacque a Treviso il 12 dicembre 1925 da famiglia di lavoratori. Studente al Liceo classico Canova sino al 1943, fu sempre fra i migliori, animato da sinceri sentimenti patrii e di esempio ai suoi compagni di scuola.
All’inizio dell’anno scolastico 1943-44 rinunciò allo studio per dedicare la sua opera alla costituzione dei primi gruppi partigiani; ben presto divenne uno dei principali animatori e propugnatori della lotta contro i traditori fascisti e gli invasori tedeschi.
Ininterrottamente, sino al giorno della sua scomparsa, diresse con altri giovani il gruppo di patrioti della zona di Fiera, contribuendo senza limiti all’azione di guerriglia e di sabotaggio contro i nemici del Paese. Svolse una fattiva opera disgregatrice nell’interno delle file fasciste mettendo a repentaglio la propria vita, ovunque seppe distinguersi per fermezza di carattere, per generosità d’animo dimostrata nell’azione, per i puri ideali di giustizia e di libertà per i quali sacrificò se stesso.
Il 28 aprile 1945, quando si affacciava l’alba della libertà e della vittoria su un popolo che per 20 mesi aveva sostenuto una strenua lotta per la causa della propria indipendenza, egli cadeva colpito a morte dal piombo tedesco.
Chi avrebbe potuto intervenire per la sua salvezza [il riferimento è al parroco di Villorba] e ne aveva dovere come padre spirituale e come italiano, non lo fece.
La motivazione della medaglia di bronzo è la più chiara testimonianza del supremo sacrificio da esso compiuto.
Coloro che gli furono a fianco nella lotta, i giovani e gli anziani, che con lui divisero dolori e soddisfazioni, lo ricordano quale compagno e guida nei momenti difficili e quale esempio da seguire nella realizzazione di quegli ideali che ci furono comuni.  (LULLI)
Il Lavoratore, settimanale della Federazione prov. PCI di Treviso (10 maggio 1947),
in occasione della consegna della medaglia di bronzo alla memoria.



Il piccolo monumento eretto all'ingresso del cimitero di Villorba e voluto dai
"liberi compagni e popolo di Fiera" (per iniziativa della locale sezione del PCI)
nel primo anniversario della fucilazione degli otto partigiani.
Il cippo non riporta correttamente i nomi dei caduti: manca Antonio Avallone
sostituito da Ugo Benvenuto, che invece fu ucciso a S. Maria del Rovere.
I nomi esatti sono quelli riportati nella lapide ufficiale del comune di Villorba
posta nel luogo in cui i partigiani vennero fucilati.

Note

[1] Formula standard su timbro utilizzata per tutti partigiani riconosciuti tali dalla Commissione Regionale Riconoscimento Qualifiche Partigiani. A cambiare è solo la "qualifica gerarchica" raggiunta.
[2] Il decreto legislativo 6/9/1946 n. 93 del Capo provvisorio dello stato, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 210 del 17-9-1946, si compone di un unico articolo:
Art. 1
Coloro che abbiano ottenuto la qualifica di partigiano combattente, ai  sensi  del decreto legislativo luogotenenziale 21 agosto 1945, n. 518, sono equiparati, a tutti gli effetti, ai combattenti volontari della guerra di liberazione, impiegati nella zona di operazioni in azioni di guerra.
L'equiparazione suddetta non ha però effetto ai fini dell'adempimento degli obblighi di leva e dell'applicazione della legge penale militare. Limitatamente agli effetti economici, l'equiparazione stessa è estesa alle donne.




- (Pagina data al partigiano Italo Buttazzoni

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