sabato 12 novembre 2016

Mirando Favaretto, 1925-1944

Favaretto Mirando di Daniele, Treviso, classe 1925
Partigiano Combattente - Brg. Treviso
Caduto il 16 novembre 1944, a Treviso
Catturato, gravemente ferito da arma da fuoco, moriva all'ospedale civile
Fiorista - 5. elementare      (Elio Fregonese, 1997)





Atto di Morte, Stato civile comune di Treviso (partic.)


Mirando Favaretto, partigiano di Treviso - atto di morte, 16.11.1944
«Il giorno sedici del mese di Novembre dell'anno [1944] XXIII E.F.  alle ore due e minuti ...
in questo Ospitale Civile ... è morto Favaretto Mirando dell'età di anni diciannove, fiorista,
di razza ariana, residente in Treviso, 
che era nato in Treviso da Daniele .... residente in Treviso
e da Carnio Erminia, casalinga residente in Treviso e che era celibe».


Rapporto fascista sull'uccisione del partigiano Favaretto

Cattura e uccisione del partigiano Mirando Favaretto, di San Lazzaro (TV).
''Relazione sull'attività ribellistica'' di novembre 1944 a firma del col. Urbano Rocco
comandante del 29° Comando Militare Provinciale e indirizzata al 203° Comando
Militare Regionale della RSI.
(Aistresco, b. 15, id. 186, fondo RSI)


Un battaglione di partigiani garibaldini operante lungo il Terraglio e nei paesi di San Lazzaro, Sant'Angelo, Canizzano, San Trovaso e Preganziol (al comando del ferroviere Alessandro Golfetto) verrà intitolato al nome di Mirando.
Al battaglione "Mirando" si deve la liberazione dell'aeroporto di Treviso.


Aeroporto di Treviso, 29 aprile 1945: liberato dai tedeschi ad opera dei partigiani
del battaglione ''Mirando'', al comando di Alessandro Golfetto.
(“La Nuova Strada, settimanale delle A.N.P.I. provinciali di Treviso e Belluno”, anno 2, 4.9.1947)
L'occupazione partigiana dell'aeroporto avvenne dopo una trattativa tra i partigiani
e il comandante del campo, il capitano austriaco Erich Weiss, con la mediazione del parroco
di Sant'Angelo sul Sile don Giovanni Favaretto. (Cfr. Antonio Pedroni, 2012, pp. 172-173)
Per la morte di Mirando Favaretto, ucciso a  San Lazzaro "in casa di Dotto Eugenio" [zona via Nascimben] verranno portati in giudizio i brigatisti neri Paolo Brazzoduro (di Venezia) e Italo Gerardi (di Pasiano PN). L'accusa nei confronti di Brazzoduro cadde nel corso del dibattimento, mentre Gerardi fu assolto con formula piena perché, "come risulta dall'ammissione del padre", Mirando Favaretto fu ucciso "da un militare slavo".
(Sentenza n. 125 del 17.12.1946 della Sezione Speciale della Corte di Assise di Udine) 



Mirando Favaretto nome di battaglia "Rosso", partigiano ucciso dalle brigate nere
a San Lazzaro di Treviso il 16 novembre 1944: la sua foto nel monumento ai partigiani.


La famiglia di Mirando Favaretto nel racconto di un suo nipote, Alain Goussot, docente di pedagogia speciale all’Università di Bologna e autore di Il disabile adulto… , Maggioli, 2009.

« […] Mia madre è di origine trevigiana, si chiama Anna Maria Favaretto e ha compiuto a giugno 75 anni; è figlia di una famiglia di 9 figli, 6 maschi e 3 femmine; mia nonna Erminia vendeva frutta e verdura nei mercati; mio nonno aveva fatto il muratore e si chiamava Daniele. I suoi fratelli, i miei zii, furono decimati dalla malattia e dalla guerra. “Aldo”, dice mia madre di suo fratello, “non era alto ma come era bello e piacevole, lavorava come cameriere. Fu mandato in prima linea sul fronte russo durante la seconda guerra mondiale. Non è mai tornato, probabilmente è morto”. Giuseppe (detto Beppi) era l’intellettuale della famiglia, leggeva molto ed era impegnato politicamente e nel sindacato. Era antifascista, lottò anche nelle montagne della Jugoslavia con i partigiani di Tito. Al suo ritorno fu un membro influente della CGIL dei ferrovieri del Veneto (perché era ferroviere di professione). Morì di un infarto dopo essere diventato completamente cieco a causa del diabete.
Il partigiano Mirando Favaretto (San Lazzaro di Treviso)
nel quadro fotografico ricordo della Brigata Treviso
(Collezione prof. Domenico Rossi - Treviso)
Mirando aveva 18 anni quando fu assassinato dai fascisti perché era entrato nella Resistenza. Mia madre mi ha sempre raccontato la sua morte: “Le camicie nere entrarono a casa nostra una sera del 1943 [novembre 1944]; eravamo a cena in cucina. Avevo 8 anni. Mirando tentò di saltare dalla finestra ma gli spararono davanti a me, mia madre, le mie sorelle e mio padre. Fu atroce; Mirando continuò nonostante le ferite mortali a correre per 1 km poi cadde!”.
[…] Romano, il più piccolo, aveva 13 anni quando fu arrestato dai fascisti e chiuso in una cella senza finestre nel carcere di Treviso dove venivano torturati antifascisti e partigiani; volevano sapere da lui dove fosse nascosto lo zio Beppi. Divenne quasi pazzo perché rimase in cella in mezzo ad occhi umani e pezzi di mano per terra. Ci volle molto per fargli superare questo trauma [1]. Ferruccio fu mandato a Buchenwald in campo di concentramento perché antifascista; fuggì con altri internati e fu ripreso dai Russi. Ha combattuto con i Russi e tornò in Italia soltanto nel 1948; mia nonna pensava (in realtà tutti lo pensavano) che fosse morto, al punto che avevano messo il suo nome sul monumento ai caduti a Treviso. Dopo la guerra emigrò in Belgio per lavorare in miniera ed è qui che fece venire la sorella cioè mia madre che aveva 19 anni. Tornato in Italia dopo la tragedia di Marcinelle del 1956, affetto da silicosi morì nel 1979; fu ucciso dallo sfruttamento in miniera; ironia di qualcuno che riuscì a fuggire dai campi dei nazisti. Ma ci hanno detto, che a differenza dell’epoca nazi-fascista, il lavoratore emigrante era libero di scegliere».

Testo presente su  Google libri. (Consultazione:  7 agosto 2017)

[1] Nel dopoguerra Romano Favaretto detto Toe divenne noto in città per la sua bancarella di libri usati posta nello slargo dietro il battistero del duomo all'inizio del Calmaggiore. Bancarella che, finito il lavoro, ricopriva e chiudeva con tavole di legno, in dialetto trevigiano toe, da cui presumibilmente il soprannome. Altri fanno invece derivare il suo "nome d'arte" dalle "toe" che utilizzava per fabbricare cornici di quadri nella bottega che gestiva assieme ad Oscar Tisin in via Cornarotta, presso l'osteria Alla Grotta. (Testimonianza di Gabriella Pinarello, Catena di Villorba TV 1941, file 19033101). Alla vendita dei libri Romano affiancò infatti, nel tempo, pure quella di quadri dei tanti pittori emergenti (e affamati...) della Treviso anni '50. Attività che lo portò a frequentare anche grossi nomi della pittura italiana. Cfr. Livio Fantina (a c.), Ambrogio e il sogno di un mondo ... , pp. 26-27 e 157-163; ilgazzettino.it (15.12.2015).




2 commenti:

  1. Il suo nome è Mirando non Morando come è riportato qua sopra

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    1. Vero. Ma è una foto d'epoca, e l'errore è all'origine.

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