sabato 24 febbraio 2018

Nuovo mausoleo dei partigiani di Treviso: 25 aprile 1994, l'inaugurazione nella cronaca dei due giornali cittadini

Lo sciatto articolo della Tribuna di Treviso sul 25 Aprile 1994 e il "restauro" del mausoleo.
Nella foto si riconoscono: terzo da sinistra, mentre legge il discorso, Elio Fregonese, partigiano 
e fondatore dell'Istresco; quarto, con la caratteristica barba: Ermanno Paon, il perito edile
che curò la costruzione del mausoleo progettato dall'architetto Giuseppe Davanzo.
(Ringrazio Diego Agnoletto per l'identificazione)

Il nuovo mausoleo del 1994 fu inaugurato sotto la pioggia, come quello del 1946.
Ma è questo l’unico elemento che accomuna le due inaugurazioni. Perché, mentre nel 1946 la cerimonia fu celebrata unitariamente (l’Anpi era ancora l’unica associazione dei partigiani e i neoeletti deputati alla Costituente lavoravano a gettare le basi della nuova repubblica democratica), nel 1994 l’Italia era spaccata in due dopo la vittoria alle elezioni politiche (27-28 marzo) della coalizione di centro destra di cui facevano parte a pieno titolo oltre a Forza Italia e Lega Nord anche i postfascisti di  Alleanza Nazionale, il partito diretto da Gianfranco Fini che ancora considerava Mussolini il più grande statista del XX secolo, su questo in piena sintonia con il suo mentore Silvio Berlusconi.
A Treviso le preoccupazioni, le tensioni e le divisioni che si vivevano nel paese per l’imminente ingresso al governo della destra, il cui eco era ampliato dal grande corteo antifascista del 25 aprile in programma a Milano, sfiorano appena la redattrice della Tribuna, Tina Ruggeri, che nella cronaca della giornata — ben riassunta dal titolo “A ciascuno la sua Liberazione” —  scrive che «sinistra, destra, centro, qualche fascista nuovo e vecchio, partigiani e patriotti, tutti insieme, hanno ricordato la Festa della Liberazione».  I fascisti, o meglio “quelli dell’altra parte” «hanno onorato il loro [sic!]  25 Aprile senza clamori e quasi di nascosto, deponendo una corona d’alloro […] in piazza Vittoria con la scritta “Ai caduti per la patria 1943-1945 in segno di pacificazione”», mentre «la Treviso ufficiale ha invece celebrato la Festa della Liberazione con il solito tono e il solito rituale, fra picchetti d’onore, Messa al campo e discorsi ufficiali in Piazza dei Signori».
Al nuovo Mausoleo la Tribuna riserva - oltre alla foto - poche righe e piuttosto confuse: «È stato inaugurato ieri mattina il Mausoleo di San Lazzaro dedicato, super partes, a tutti i caduti della guerra di liberazione. Un monumento per il cui restauro [sic!] sono stati spesi 120 milioni [di lire] ma che proprio per il suo voler essere al di sopra delle parti aveva, lo scorso anno, creato qualche dissidio fra le associazioni combattentistiche». [Quali parti, quali associazioni, la cronista dimentica di specificare].


Il 25 aprile 1994, per il Gazzettino. Più spazio a una manifestazione di partito
della nuova coalizione di centrodestra che a quella unitaria antifascista.
E soprattutto: "riconciliazione nazionale" e "no alle contrapposizioni"

parole d'ordine che mirano in realtà a un'impossibile equiparazione fra i partigiani e
i fascisti della Repubblica Sociale voluta dall'occupante nazista.

In compenso nel Gazzettino di Treviso, nella cui impaginazione la cerimonia del 25 aprile occupa meno spazio di quello riservato alla celebrazione di San Marco da parte della Lega, Giorgio Maresio correttamente scrive che è stato «inaugurato il nuovo mausoleo dei Partigiani nel cimitero di San Lazzaro». Ma altro non scrive, e nel contempo l’occhio del lettore batte sulle tre colonne riservate da Bruno De Donà agli esuli dell’Istria e alle loro rivendicazioni di un possibile ritorno nelle terre che dovettero abbandonare nel ’47. Accostamento piuttosto impervio, ma segno dei tempi.


Gazzettino 26.4.1994. Tre righe dedicate al mausoleo dei partigiani,
tre colonne dedicate all'ipotesi di un posibile ritorno degli esuli istriani
nelle terre che furono costretti ad abbandonare nel 1947.

martedì 30 gennaio 2018

Il primo mausoleo dei caduti partigiani di Treviso (1946)

Mausoleo dei partigiani di Treviso, 1990 ca.
(Archivio privato Anna Maria Moro, nipote del partigiano Consolato Laganà)

L’impegno di erigere un mausoleo ai caduti partigiani fu deciso dalla “giunta popolare” del CLN — sindaco Vittorio Ghidetti, comunista — nella sua ultima riunione del 25 marzo 1946, quando restituì il mandato al CLN provinciale [1].
Due giorni prima lo stesso CLNP aveva affrontato la questione su richiesta di Carlo Geromin, uomo di spicco della resistenza trevigiana, commissario politico delle brigate garibaldine col nome di battaglia “Vittorio”, [2] ed esponente dell’Anpi trevigiana. Geromin aveva chiesto di prendere in considerazione «la necessità di liberare le tombe private dalle salme dei partigiani che provvisoriamente sono state tumulate in esse. Questo soprattutto per le continue pressioni delle famiglie proprietarie delle tombe stesse». Il CLNP prese atto e diede incarico a Geromin di «segnalare un preventivo minimo di spesa» [3].
Nella seduta del 22 maggio 1946 del CLN mandamentale di Treviso, «esaminata la pratica relativa alla tumulazione salme partigiani caduti di Treviso», fu deliberato di aprire la sottoscrizione con duecentomila lire [4].
Una ventina di giorni più tardi l’Anpi mandamentale di Treviso informò di aver dato inizio a una sottoscrizione «per erigere al Cimitero Comunale una modesta tomba unica alle 42 salme di patrioti caduti per la liberazione di Treviso». Il comunicato, apparso sul Gazzettino del 18 giugno 1946, è accompagnato dalla lista dei primi sottoscrittori aperta dal prof. Guido Carisi [5] con 5000 lire, la stessa cifra offerta dalla Cassa di Risparmio. Seguono i mulini di Ettore Sarzetto con 3000 lire, la Società Anonima Elettrica, la Società Adriatica medicinali e il geom. Giuseppe Dolfato con 1000 lire. Spiccano, in negativo, le 100 lire offerte dai “duchi Felissent Catemario”.


Primo mausoleo dei caduti partigiani di Treviso. La sua erezione è deliberata nell'ultima seduta 
(25.3.1945) della giunta comunale nominata dal CLN, sindaco Vittorio Ghidetti del Partito Comunista Italiano. 
(Gazzettino, cronaca di Treviso, 3.4.1946)


Il 27 settembre 1946 il Gazzettino pubblicò i nomi del «Comitato promotore per la tumulazione al Cimitero comunale delle salme dei Caduti per la liberazione della città di Treviso. Iniziativa promossa dall’A.N.P.I. mandamentale che verrà portata a termine dal Comitato anzidetto». Siamo ormai alla fase operativa. Del comitato facevano parte l’assessore comunale del PCI Giovanni Biron [6], il segretario provinciale del Partito d’Azione prof. Enrico Opocher jr., il progettista architetto Pietro Del Fabbro [7], il geometra Giorgio Chiavus che eseguirà i lavori, il dr. Arturo Fanoli [8], l’avv. Attilio Rigobon, Carlo Geromin, il ten. colonnello Guido De Palma segretario comunale dell’Anpi.

Il progetto del primo mausoleo sarà presentato pubblicamente, a lavori quasi ultimati, con un trafiletto dal titolo "Tra croci e cipressi" sul Gazzettino del 18 ottobre 1946.


Primo mausoleo dei partigiani di Treviso: bozzetto
dell'arch. Pietro Del Fabbro. (Gazzettino 18.10.1946)

Mausoleo dei partigiani di Treviso, in fase di ultimazione - ottobre 1946.
In alto a sinistra il geom. Giorgio Chiavus (1922-2020), esecutore dell'opera, con due operai.
In basso il marmista. (Archivio privato Giorgio Chiavus - Ringrazio la figlia Mariella)
Note

[1] Il Gazzettino, cronaca di Treviso, 26 marzo 1946. La giunta Ghidetti era stata nominata «per volontà ed azione del Popolo» alla vigilia - 28 marzo 1945 - della liberazione di Treviso dai sei partiti del CLN, Comitato di Liberazione Nazionale: Comunista, Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Socialista, Cristiano Sociale e Liberale. Il Partito Repubblicano, che pure aveva partecipato alla guerra partigiana, non aderiva al CLN. Vedi il Manifesto.
[2] Aistresco, b. 10, ID 106, f. Caporizzi, fasc. Comando Militare Provinciale - quadro delle formazioni.
[3] Borghi, Dopo la guerra. Politica, amministrazione e società nei verbali del CLN provinciale trevigiano... p. 404.
[4] Idem, p. 420. Le delibere del CLN sono riportate anche sul settimanale Rinascita, organo del Comitato di Liberazione Nazionale di Treviso, conservato nella biblioteca del capoluogo.
[5] Carisi era un «noto antifascista attivo», per usare il linguaggio della Corte di Assise Straordinaria di Treviso nella sentenza 129/45 del 18.12.1945  contro l’ex podestà cittadino Domenico Bertoli (iscritto al PFR e alle SS italiane) che ne aveva sollecitato l’arresto.
Guido Carisi , 11.7.892 / 20.7.1969
Iscrizione sulla tomba di famiglia nel cimitero
di San Lazzaro. (Foto: 25 aprile 2018)
«Una somministrazione di olio di ricino al prof Carisi Guido», da parte dei fascisti, è segnalata anche nella sentenza della C.A.S. n° 5/45 del 18.12.1945. Da notare come in quella squadra fascista fosse presente, pur senza partecipare di persona, il dott. Antonio “Tom” Insom, che per tali meriti poté fregiarsi del titolo di squadrista [Cfr. l’elenco degli squadristi trevigiani in Squadristi a noi! ]. Insom, malgrado dopo l’8 settembre avesse ricoperto «una assai alta carica del Partito Fascista Repubblicano» e avesse nella stessa epoca diretto, collaborandovi, l’organo delle brigate nere trevigiane  “Audacia” dal dicembre 1943 al 18 giugno 1944, sia pure “con Impostazione moderata” [Maistrello, p. 61] fu mandato assolto dalla C.A.S. nella sentenza di cui sopra.
Giovanni Biron, assessore comunista
nella prima giunta comunale eletta a Treviso
dopo il fascismo. (Elezioni 31.3.1946).
[6] Il comunista Giovanni Biron, di professione segretario comunale, era assessore alle finanze del comune di Treviso nella prima giunta democratica uscita dalle amministrative del 31 marzo  ed entrata in carica il 18 aprile 1946. Il frazionamento dei quaranta consiglieri eletti (18 democristiani, 7 comunisti, 7 socialisti, 5 repubblicani, 2 liberali, 1 azionista) aveva infatti imposto la formazione di una giunta di coalizione. Alla DC spettavano il sindaco avv.  Antonio Ferrarese,  quattro assessori (notaio Roberto Galanti alla sanità, geom. Antonio Zanussi alla polizia urbana e alimentazione, ing. Raffaello Bettazzi ai lavori pubblici) e un assessore supplente, il dott. Giovanni Battista  Marcon alle finanze. Al PCI due assessori, Biron e il rag. Luciano Frescura assessore anziano. Al PSIUP l’assessore anziano rag. Luciano Frescura e l’assessore supplente avv. Alessandro Reggiani ai lavori pubblici. Al PRI l’assessore all’istruzione avv. Guido Dalla Rosa. (Il Gazzettino, cronaca di Treviso, 20 aprile 1946). La giunta resterà in carica fino al gennaio del 1948 quando, con l’approssimarsi delle politiche del 18 aprile, diedero le dimissioni i tre assessori non democristiani. (Il Gazzettino, cronaca di Treviso, 13 gennaio 1948).
[7] Pietro Del Fabbro era autore fra l’altro dei sacrari dei caduti della Prima guerra mondiale di Fagarè, Passo del Tonale e Passo dello Stelvio. Cfr. la dispensa “La linea dei morti” nel sito dedicato alla Grande Guerra dal Cai del Veneto.
[8] Presidente dei farmacisti di Treviso e più volte giudice popolare della Corte d’Assise Straordinaria.


L'inaugurazione del mausoleo

La solenne inaugurazione del mausoleo, inizialmente prevista per il 2 novembre, venne fissata per domenica 17 novembre 1946. Il programma definitivo fu pubblicato sul Gazzettino unitamente a un manifesto dell’Anpi agli «uomini e donne di Treviso».


Inaugurazione del mausoleo dei partigiani di Treviso: programma 
delle cerimonie e manifesto dell'Anpi. Le salme da tumulare saranno 40.
 (Il Gazzettino, cronaca di Treviso, sabato 16.11.1946)
Trascrizione
Le onoranze di domani ai Caduti
per la liberazione della città
Le 40 salme dei partigiani Caduti per la liberazione della città saranno oggi deposte in Duomo e saranno vegliate da picchetti armati. E, domani domenica, la città di Treviso vorrà recare il tributo memore e l’estremo saluto.
Un manifesto dell’Anpi
L’A.N.P.I. pubblica oggi il seguente manifesto:
Uomini e donne di Treviso!
Domenica mattina 17 novembre con la vostra presenza in piazza del Duomo, dimostrate l’animo vostro di fronte alle 40 bare che verranno tumulate.
Ancora vivi nel nostro ricordo, saranno fra noi per l’estremo saluto i Caduti nostri per la libertà.
Torna con essi vivo il ricordo dei giorni di tragedia e di orrori vissuti dal popolo italiano durante la cruenta lotta contro i nazi-fascisti, torna con essi vivo il ricordo di quanti nella lotta per la democrazia, per la civiltà seppero dare non solo l’energia dell’entusiasmo e del sentimento, ma anche la vita.
Lo spirito di sacrificio che ha animato gli italiani nella lunga lotta culminata con l’insurrezione nazionale, ha dimostrato al mondo ed acquisito alla storia che se il fascismo poté uccidere Gramsci, Matteotti, don Minzoni, Rosselli e Curiel, non poté spegnere l’anelito alla libertà del popolo italiano.
Cittadini! L’A.N.P.I. di Treviso vi invita ad elevare un pensiero memore e riconoscente ai Caduti, ricordando i loro familiari, ed a raccogliere l’impegno che gli eroi del nostro nuovo Risorgimento ci hanno lasciato; perché l’Italia rinasca libera e rispettata, per l’avvenire dei suoi figli.
Morte al fascismo! Libertà ai popoli
Svolgimento della cerimonia
Ore 8,30: ammassamento delle formazioni partigiane, ex internati, reduci, combattenti, in piazza del Duomo.
Ore 9: S. Messa in Duomo, presenti le Salme.
Ore 10: discorso del rappresentante del Governo.

Ore 10,30: corteo funebre per via Calmaggiore, diretto al Cimitero comunale.

Ore 11,30: commemorazione sul piazzale del Cimitero.

Il P.C.I. comunica:

Tutte le sezioni del P.C.I. comprese nel Comune di Treviso e del circondario, sono invitate a partecipare con bandiera alla cerimonia che si svolgerà domenica 17 novembre alle ore 8,30, in Treviso, piazza del Duomo, per il trasporto delle 40 salme dei patrioti Caduti per la liberazione.


Il trasporto delle salme nel duomo di Treviso, sabato 16 novembre 1946

Largo spazio all'evento, ancora una volta, sul Gazzettino: articolo in apertura della cronaca cittadina e titolo su quattro colonne. Riportato in calce l’elenco dei quaranta caduti.


Trascrizione
LE COMMOSSE ONORANZE
AI CADUTI PER LA LIBERAZIONE
I quaranta feretri trasportati al Duomo - Pellegrinaggio di cittadini -
A stamane il sacro rito e la tumulazione nel Mausoleo in camposanto

Le quaranta salme di Partigiani esumate nel cimitero comunale maggiore e in altri camposanti vicini, nel pomeriggio di ieri sono state trasportate nella nostra Cattedrale, dove stamane seguirà il solenne rito religioso, secondo il programma già pubblicato.
Ai feretri, collocati sopra autocarri adorni del tricolore e scortati da partigiani, carabinieri e agenti della Polizia in divisa e in servizio d’onore, hanno reso pietoso e reverente omaggio i cittadini.
In Duomo attendevano i congiunti dei Caduti: mamme, vedove, sorelle, composte nel loro dolore e nel pio ricordo dei Martiri vilmente trucidati dalle orde nazifasciste.
Sulle casse funebri erano deposti mazzi di crisantemi; alcune famiglie di Caduti avevano portato grandi ghirlande di fiori freschi. Una corona recava i nastri con la scritta: «I garibaldini della Brigata Ugo Bottacin».
I partigiani, fra i quali i dirigenti dell’A.N.P.I., aiutati anche dai vigili del fuoco, hanno portato i feretri nell’interno della chiesa deponendoli su due file lungo il pavimento della navata centrale. Familiari e cittadini si sono inginocchiati raccogliendosi nelle preci.
Il pellegrinaggio dei trevigiani per dare l’estremo saluto alle salme è continuato ininterrottamente fino ad ora tarda.
Diamo l’elenco dei partigiani caduti che saranno stamane tumulati nel monumentale mausoleo eretto nel cimitero maggiore: Mirando Favaretto, Giovanni Gobbo, Vittorio Soldera, Aldo Boscolo, Renato Moretto, Luigi Cattarin, Giuseppe Menegazzi, Angelo Scardellato, Umberto Corvino, Vittorio De Vecchi, Luigi Fantin, Libero Mion, Umberto Caldato, Teresa Menghi Fiabon, Francesco Canella, Danilo Segato, Leonildo Angeloni, Giovanni Ciondoli, Amerigo Perini, Giorgio Merenda, Vladimiro Paoli, Antonio Scarabel, Luciano Mangiagalli, Ugo Bottacin, Antonio Cappelletto, Italo Buttazzoni, Arturo Carraro, Carlo Bortolato, Antonio Zorzi, Spartaco Bellio, Ugo Benvenuto, Vladimiro Benvenuto, Enos Busatto, Giulio De Zuliani, Bruno Chiarello, Rino Chiarello, Primo Obici, Consolato Laganà, Aldo Campanella, Giles Camarin. (Il Gazzettino, 17.11.1946)


Funerali partigiani - 
Le quaranta bare dei caduti partigiani di Treviso deposte sul pavimento della cattedrale
per il rito religioso prima del loro trasporto al mausoleo nel cimitero di San Lazzaro,
domenica 17 novembre 1946. (Archivio privato Anna Maria Moro - Biban di Carbonera)


La cerimonia religiosa e il trasporto delle salme al mausoleo

La mattinata di domenica 17 novembre 1946 iniziò con un affollato e solenne rito funebre nel duomo di Treviso, "presenti le autorità cittadine, civili, militari e politiche". Seguì il lungo corteo con le bare portate a spalla, in testa un picchetto armato della polizia stradale e la banda cittadina. Dopo aver attraversato il centro della città sotto una pioggia battente, tra due ali di folla e con fiori che dalle finestre cadevano sulle bare, il corteo sostò nel piazzale della stazione ferroviaria. Da qui, caricati su camion, i feretri dei partigiani raggiunsero il mausoleo appena costruito nel cimitero di San Lazzaro.
Di quel giorno abbiamo due cronache: una del quotidiano Il Gazzettino, di taglio tradizionale e molto lunga e dettagliata, l’altra del settimanale del PCI Il lavoratore, essenziale e con taglio più politico (sia pure molto blando).

Funerale partigiano - 
Sotto una pioggia incessante, le salme dei partigiani vengono trasportate in due tappe
dal duomo di Treviso al mausoleo nel cimitero di San Lazzaro.
Dapprima a  piedi fino alla stazione ferroviaria, attraversando la città precedute da
un picchetto armato della polizia stradale e dalla banda cittadina.
Dalla stazione, caricate su camion addobbati con tricolori, si avvieranno lungo il
cavalcavia e il Terraglio fino al cimitero. (Archivio privato Lucia Benvenuto - Santa Bona TV)

Cronaca del Gazzettino (18.11.1946)


Le cerimonie in onore dei caduti partigiani di Treviso (domenica 17.11.1946) nella cronaca del Gazzettino.
Trascrizione
Austera manifestazione di popolo
alle 40 salme dei partigiani caduti
Dopo il sacro rito al Duomo sfila reverente un corteo e una
unica tomba accoglie i resti gloriosi dei martiri per la libertà

Commovente e austera è stata la manifestazione del popolo trevigiano verso i partigiani di Treviso caduti per la nostra liberazione.
Il tempo non è stato favorevole: per tutta la giornata di ieri si sono avuti scrosci di pioggia e raffiche di vento.
Ai rintocchi delle campane del Duomo, una fiumana di gente, di ogni condizione sociale, si è riversata reverente, ancora prima delle ore 9 in piazza mentre giungevano da vari Comuni della Marca le formazioni partigiane recando una selva di bandiere e vessilli simbolo di tanto sacrificio e di tanta gloria. E quante ghirlande, quanti mazzi di crisantemi!
Il pronao della Cattedrale sembrava trasformato in una pittoresca serra di fiori. Ogni corona aveva il suo serico nastro o tricolore, o rosso, oppure azzurro.
Fiori e bandiere
Sul presbiterio dell’altare maggiore avevano preso posto vigili urbani, carabinieri e avieri di scorta d’onore al gonfalone comunale di Vittorio Veneto, fregiato di medaglia d’oro al Valor militare, alla bandiera bianco-celeste del nostro comune alla quale si è aggiunto più tardi il ricco gonfalone della città di Bassano del Grappa a cui era stata pure conferita la medaglia d’oro. Vi era inoltre all’altare maggiore la bandiera di combattimento della divisione d’assalto garibaldina “Nannetti”. Le altre corone erano omaggio dell’Anpi “ai fratelli caduti per la libertà”, del Comitato provinciale dell’Anpi stessa, della Camera del Lavoro di Treviso, della 2.a Zona Aerea di Padova, della Federazione del P.C.I., “Ai martiri per la libertà” della Federazione Combattenti e Reduci, dell’UDI di Treviso, del Fronte della Gioventù, della Sezione Nazion. Antifascista, del Partito Socialista Italiano, della Divisione Sabatucci, del Presidio Militare di Treviso, dell’Ass[ociazione] ex Internati, dei Garibaldini della Brigata Bottacin; poi la corona dedicata dai suoi familiari al martire Amerigo Perini, quella dei funzionari della Banca Commerciale in memoria del patriota disperso Pier Giocondo Pozzobon figlio di un loro collega, dei Venditori ambulanti, della popolazione di Frescada, dei Compagni di lotta del Battaglione Mirando, dei genitori e fratelli di Vladimiro Paoli, della popolazione di San Lazzaro che ha offerto una corona ai suoi martiri del battaglione Negrin, del gruppo del Partito Comunista della Frescada e della Sezione Comunista di San Lazzaro e dei concittadini di quella località.
Numerose rappresentanze affluiscono nel tempio già gremito [dai] congiunti dei caduti. I feretri, ciascuno dei quali è coperto di rami di sempreverdi e da crisantemi bianchi e gialli sono circondati da una folla commossa. Madri, spose, sorelle, confortano di pianto e di preci, l’eterno riposo dei loro diletti.
Il silenzio profondo è rotto ad intervalli dalle preghiere. Un sacerdote celebra la Messa all’altare della Madonna degli Angeli; ma il sacro solenne rito si svolgerà poi all’altare maggiore, su cui grandi ceri riflettono una tenue e mistica luce. Sono le 9,30 precise e il suono della campanella annunzia l’inizio della Messa di suffragio.
Reparti di avieri, di agenti della Polizia stradale e ferroviaria, carabinieri, vigili urbani, ed un drappello della Marina giunto appositamente da Venezia, sono schierati di fronte ai 40 feretri. Nel gruppo delle autorità scorgiamo: il Prefetto dott. [Elmo] Bracali, il Sindaco di Treviso on. avv. [Antonio] Ferrarese, gli onorevoli [Vittorio] Ghidetti e avv. [Antonio] Costantini, il Procuratore della Repubblica dott. Toribolo, il Presidente del Tribunale dott. Da Dalt, il colonn. Monti comandante il Distretto Militare  con due ufficiali superiori e quattro sottufficiali, il colonn. Bertarelle comandante il Presidio Militare, il magg. Alessandri comandante il Gruppo Carabinieri, il vice Prefetto dott. Boglio, il Questore dott. Strino, il capitano Renato Limiti per l’Aeroporto di Treviso, l’Intendente di Finanza dott. Marcisa, il dott. Vignari per il Provveditorato agli Studi, il rappresentante della Amministrazione provinciale, i rappresentanti della Camera del Lavoro, e dei combattenti, reduci ed internati, dei mutilati di guerra, dell'associazione Invalidi del Lavoro. Sono presenti tutti i dirigenti del Comitato provinciale dell’Anpi e dell’Associazione di Treviso. Vi sono pure larghe rappresentanze dell’Ass. Antifascista e del Circolo Goliardico.
Le parole del sacerdote
Celebra la Messa il mutilato di guerra mons. Giulio Stocco assistito da due chierici del Seminario. Dopo la benedizione il celebrante sale sul pulpito e pronuncia un discorso ispirato a profonda fede e ad alti sensi di cristiana pietà, e conclude: «Mentre seguiremo riverenti e commossi queste bare, domandiamoci sinceramente se non siamo stati, se non siamo anche noi talvolta, come i Farisei del Calvario, preoccupati e schiavi del nostro miope egoismo, che rende inutile per la Patria e per noi, il sacrificio di queste e di tante altre povere vittime del turbine spaventoso, che si è abbattuto sull’Italia e sul Mondo. Onorare i Morti deve significare soprattutto non rendere inutile il loro sacrificio.
Perciò a loro, e a Dio, che scruta fino al fondo la nostra coscienza, dobbiamo giurare rettitudine e onestà di vita, così che possano venire, frutto di tante lagrime e di tanto sangue versato giorni veramente migliori per la nostra Patria e per tutta l’Umanità».
Terminata la cerimonia religiosa: autorità, rappresentanze e popolo escono lentamente dalla Cattedrale. Ad uno ad uno i feretri vengono sollevati dai partigiani che li portano a spalla fuori nel pronao e poi nell’attigua piazzetta Pio X.
Il solenne corteo
I cittadini si scoprono devotamente al passaggio delle salme seguite da uno stuolo di congiunti recanti fra le braccia mazzi di fiori. I reparti militari presentano le armi, mentre la banda musicale cittadina intona il fatidico inno di Mameli: “Fratelli d’Italia… “.
Un componente del Comitato organizzatore si avvicina al microfono e ad intervalli scandisce frasi di fraterno saluto: «sia benedetto il sacrificio dei nostri Eroi, il cui sangue lavò l’onta dell’Italia. Hanno combattuto per la libertà, i martiri risorgono, siamo degni di essi».
Succede al microfono l’on. Vittorio Ghidetti, il quale con voce commossa parla a nome del Comitato organizzatore.
«I nostri morti, i nostri fratelli - esclama l’on. Ghidetti - sono presenti a noi in spirito e ancora la loro voce si spande in ogni città e paese d’Italia. Treviso è orgogliosa di questi suoi figli che hanno combattuto e vinto per la libertà, per la indipendenza, per la democrazia e per la repubblica.
Essi invocano pace e lavoro nel nome della nostra civiltà che si irradia in tutto il mondo. I vivi sono a fianco dei morti, avanti fratelli per la nostra libertà e per il nostro avvenire».
Le parole dell’on. Ghidetti, espressione dell’animo della cittadinanza trevigiana, sono accolte dal fervido consenso di tutti i presenti.
Le Salme gloriose in trionfo
Ed ecco si forma ordinatamente, sotto la pioggia che non dà tregua un solo momento, il corteo delle bare. Un picchetto armato di agenti stradali lo apre e la folla fa ala gettando fiori sui feretri. Dopo la Banda cittadina appare la bandiera del nostro Comune e i gonfaloni di Bassano e Vittorio medaglie d’oro. Ai lati marciano le formazioni partigiane i patrioti e reduci e tutte le rappresentanze con bandiera.
Seguono i portatori delle salme e delle corone, le autorità. Il corteo attraversa il centro della città avviandosi al piazzale della Stazione Centrale dove fa una breve sosta. I feretri vengono caricati sopra autocarri, addobbati con bandiere tricolori.
Data l’inclemenza del tempo si è preceduto per il momento alla simbolica tumulazione di due salme nel monumentale mausoleo eretto in una parete centrale di cinta del Cimitero.
Dopo la benedizione impartita da mons. Stocco, ha rivolto ai presenti brevi e commosse parole il dott. Ugo Marchesi, portando il ringraziamento dell’A.N.P.I. a tutti gli intervenuti.
La tumulazione delle altre salme avrà luogo nella giornata odierna.


Cronaca del settimanale del PCI di Treviso "Il lavoratore" (23.11.1946)



Il lavoratore, settimanale della federazione provinciale del PCI di Treviso, il 23.11.1946
dedica il taglio alto alle esequie collettive dei caduti partigiani di Treviso. 
L'apertura è riservata al problema della mezzadria e al "Lodo De Gasperi"
e l'articolo di spalla alla posizione di Togliatti sui rapporti italo-jugoslavi.
Trascrizione
La tumulazione dei partigiani caduti
Sono morti per conquistarci la libertà

Domenica mattina sotto una pioggia fitta e continua 40 bare hanno sfilato per le vie della città, affiancate dua a due, tra fitte ali di popolo che nonostante l’incostanza del tempo ha voluto porgere il saluto estremo ai suoi Caduti, a coloro che hanno fatto olocausto della propria vita sull’altare della libertà della Patria.
Presenti le autorità cittadine, civili, militari e politiche la cerimonia ha avuto inizio in Duomo con la Messa celebrata da Mons. Stocco il quale alla fine ha pronunciato elevate parole a ricordo dei martiri.
Mentre le bare venivano una ad una trasportate dalla Chiesa al piazzale antistante, cadevano dagli altoparlanti le parole martellate del ricordo, della riconoscenza e della promessa.
Il compagno On. Ghidetti [primo sindaco dei Treviso dopo la Liberazione] ha quindi pronunciato un breve discorso commemorativo sollecitando negli animi un impulso di unità e solidarietà sull’esempio di quella che tenne uniti i morti per concedere ai vivi la libertà nella democrazia.
Formatosi il corteo, la lunga teoria di bare ha percorso le vie della città: e sulle casse piovevano i fiori dalle finestre.
Al Cimitero il Dott. [Ugo] Marchesi ha pronunciato, a nome dell’A.N.P.I., brevi commoventi parole di saluto alle salme e di cordoglio alle famiglie.
Nel riposo finalmente raggiunto in un’unica tomba-mausoleo i quaranta partigiani morti nella lotta di liberazione sentono certamente la volontà che guida il popolo lavoratore nella sua rinascita democratica.
Ma, ai dimentichi, quelle quaranta bare nel loro lento procedere debbono aver fatto ricordare quelli che sono stati gli errori di ieri.
Tutti trarremo nuova forza nella lotta per impedire che ciò che è stato ritorni anche se mascherato sotto finte spoglie.


Monumento ai partigiani -

Celebrazione del 25 aprile 1987 nel primo mausoleo dei partigiani di Treviso
inaugurato il 17 novembre 1946. Nell’arco che racchiude la croce è scritto:
Manibus date lilia plenis  (versate gigli a piene mani).
Il vecchio monumento sarà sostituito dall'attuale il 25 aprile 1994.
(Foto: Archivio privato Anna Maria Moro, nipote del partigiano Consolato Laganà)