sabato 12 novembre 2016

Luciano Mangiagalli, 1924 - 1944

Mangiagalli Luciano di Domenico, Treviso, classe 1924
Partigiano Combattente - Brg. Piave
Caduto il 23 ottobre 1944, a S. Fior di Sopra
Catturato dai nazifascisti ed impiccato, assieme a Roberto Trezzi, ad un platano di Via Nazionale
Operaio - 5. elementare       (Elio Fregonese, 1997)





Luciano Mangiagalli, partigiano della brigata Piave, impiccato a un platano
di via Nazionale a San Fior di Sopra (TV), il 23.X.1944.

Comune di San Fior: atto di morte del partigiano Luciano Mangiagalli,
inizialmente indicato come "Cadavere sconosciuto n. 1" del 1944.
L'impiccagione di Mangiagalli avvenne lunedì 23 ottobre 1944, ma la
sua morte fu registrata solo l'1 dicembre 1944 ("XXIII Era Fascista")
previa autorizzazione del tribunale di Treviso.
Il nome del partigiano Mangiagalli, inizialmente sconosciuto,

 verrà trascritto il 29 settembre 1945.

Trascrizione (parziale)

«Con sentenza del 25 Settembre 1945 pronunciata dal Tribunale Civile e Penale trascritta nei registri di morte del Comune di San Fior anno 1945 - Parte Seconda - Serie C N. 11, l'atto controscritto è stato così rettificato: là dove è scritto: cadavere di persona di sesso maschile rinvenuto il 23.10.44 in San Fior, contrassegnato col N. 1 e di cui non è stato possibile il riconoscimento, deve invece leggersi ed intendersi: cadavere di Mangiagalli Luciano di Domenico e di Castelli Rosa nato a Milano il 1° - 1 - 1924, domiciliato a Treviso, Vicolo del Gallo N. 13, -
San Fior, li 29.9.1945».


Ricerche e accuse del padre di Luciano Mangiagalli sull’uccisione del figlio

Partigiano Luciano Mangiagalli, impiccato a un platano a San Fior il 23.10.1944: suo padre 
(Domenico Mangiagalli) accusa di delazione ai nazifascisti il comm. Fanna [Antonio sr.] di Spresiano.
(La Riscossa, settimanale dei repubblicani di Treviso, 27.7.1946)

Il settimanale dei repubblicani di Treviso dà ampio spazio all’indagine sulla morte del partigiano Mangiagalli condotta per proprio conto da suo padre Domenico.
In uno strillo del 20 luglio 1946, La Riscossa annuncia per il numero successivo Rivelazioni sulla fine del patriota Luciano Mangiagalli della Brigata Piave, denunciato a Spresiano alle S.S. tedesche il 16 ottobre 1944 impiccato a S. Fior il 23 ottobre 1944».

La fine del partigiano Luciano Mangiagalli

Riceviamo e pubblichiamo
«Mio figlio Luciano, della classe 1924, già appartenente alla Marina come sottocapo macchinista, imbarcato sul cacciatorpediniere Zeno, dal settembre 1943 è fuggito dalla Spezia ed ha raggiunto i Patrioti della Brigata Piave [1].
Dal settembre 1944, unitamente al Patriota Trezzi Roberto [“Barone”] aveva avuto l’incarico di recarsi presso le industrie ed i commercianti per incassare fondi per conto della Brigata Piave. Dal 16 ottobre 1944 non ebbi più notizie di mio figlio e credetti fosse stato inviato in Germania.
Solo dopo la liberazione mi interessai della sua sorte, e siccome sapevo che la mattina del 16 ottobre 1944 si doveva recare dal farmacista di Spresiano Sig. Burei, andai personalmente in farmacia incolpandolo di aver denunciato mio figlio alle S.S. tedesche. Alle mie accuse si difese dicendo che infatti si era recato da lui un Patriota mentre l’altro era fuori con le biciclette ed alle sue richieste gli ha versato la somma di L. 5000 però non fece alcuna denuncia, mi ha poi aggiunto che qualche giorno dopo ebbe una discussione col figlio del Comm. Fanna, e gli raccontò di avere versato le 5 mila lire ai Patrioti della Brigata Piave.
A questa dichiarazione il figlio del Comm. [Antonio] Fanna gli rispose: «perché non ha fatto come mio padre che a tale richiesta gli ha versato la somma di L. 10.000 dicendoli però che li avrebbe senz’altro denunciati, benché gli abbiano detto di attendere almeno due ore, e cioè il tempo necessario per allontanarsi».
Infatti questo avveniva alle 9 di mattina del 16 ottobre 1944 ed alle 9,30 circa al ponte della Priula furono arrestati dalle S.S. tedesche.
In seguito, quando fu invitato a dichiarare per iscritto quanto mi aveva detto a voce, il farmacista Burei ha ritrattato tutto quanto aveva detto.
Per pura combinazione nella discussione avvenuta in farmacia, era presente casualmente un mio conoscente e cioè il sig. Silvio Barbisan postino presso le R. Poste di Treviso, il quale fece una testimonianza per iscritto  di tutto quanto ha udito dichiarare dal farmacista.
Premetto che i due Patrioti si sono presentati disarmati e che il Burei era iscritto al fascio e suo figlio aveva una carica fascista[2].
A S. Fior in codesto frattempo veniva ferito un colonnello tedesco ed il 23 ottobre 1944 i nazifascisti di Treviso sono partiti in automobile prelevando i due Patrioti dalle prigioni di Susegana, portandoli a S. Fior dove sono stati impiccati.
Di tutto ciò circa 6 mesi orsono denunciai il comm. Fanna, e in seguito fui chiamato dalla Questura della Corte di Assise in Tribunale di Treviso dove ripetei la denuncia verbalmente.
Visto il continuo silenzio verso il 15 gennaio u.s. mi recai dal Sig. Procuratore Generale della Corte di Assise di Treviso, dove la mia pratica era giacente e mi disse che si sarebbe di nuovo occupato, ma finora dopo 6 mesi dalla denuncia non ebbi alcuna soddisfazione.
Il Comm. Fanna [Antonio sr.] è il maggior comproprietario del Frigorifero di Treviso, tiene una grande segheria a Spresiano, è proprietario della Villa delle Rose a Carbonera, tiene una bellissima villa con parco a Visnadello ed un’altra villa che non so precisare la località.
Certo di essere preso in considerazione, ringraziando anticipatamente,
con riverita stima mi firmo.
[Domenico] Mangiagalli - (La Riscossa, 27 luglio 1946)

Note

[1] La Brigata Piave era una brigata politicamente autonoma — anche se dal febbraio 1945 chiese e ottenne la “protezione della DC”— che operò nel territorio dell’Alto Trevigiano con al centro Conegliano. Fino al 31 agosto 1944 fu diretta dal maggiore Francesco Gava “Olivi” (uno dei fondatori del partito liberale di Conegliano). Dal 1° settembre 1944 il comando passò a Guido Bolzan “Mariotti” sotto la cui guida occupò la città di Conegliano nel primo pomeriggio del 28 aprile 1945.
Luciano Mangiagalli “Lucio” e Roberto Trezzi “Barone” (suo compagno nella “azione economica” di Spresiano) sono due dei 38 caduti della Brigata. Cfr. Francesco Piazza, Portavamo il fazzoletto azzurro...
Sulla necessità dei partigiani della Piave di abbandonare, nel dopoguerra, «il volto apolitico col quale [la Brigata aveva] combattuto la lotta contro i nazi-fascisti» e aderire a una delle grandi famiglie che compongono l’Anpi «Brigate Garibaldine, Brigate del Popolo, Formazioni G.L.», cfr. “Parliamoci chiaro”, articolo di Eros (Umberto Lorenzoni), su La nuova Strada, settimanale delle A.N.P.I. provinciali di Treviso e Belluno, 18 settembre 1947. 
“Eros” - Lorenzoni, data per scontata la necessità di restare comunque uniti nell’ANPI, ricorda che sì, «i nostri comandanti furono apolitici, la nostra Formazione fu apolitica» ma sottolinea che «il nostro Movimento fu rivoluzione di popolo. Fu il ribellarsi degli oppressi agli oppressori. Fu in sé un movimento di sinistra».
[2] A questa affermazione, il ten. Pietro Burei, figlio del farmacista di Spresiano risponde con una precisazione, pubblicata sulla Riscossa del 24 agosto 1946: « [...] Il Dr. Angelo Burei, mio padre non è mai stato iscritto al fascio repubblichino [per la verità Mangiagalli parlava genericamente di “iscritto al fascio” , e non tutti gli iscritti al PNF aderirono al successivo PFR. N.d.C.] Tanto meno posso essere stato iscritto e aver ricoperto cariche io che dal 21 luglio 1943 al 21 aprile 1944 fui prigioniero di guerra presso il 7607 Italian Station Hospital [ ...] e dal 22 aprile 1944 volontario nell’Esercito Italiano di Liberazione del quale faccio tuttora parte tuttora [...]». Precisazione che comunque nulla toglie al valore dell’accusa di Mangiagalli, che era rivolta al comm. Antonio Fanna, uomo di grande potere economico con relative “conoscenze” nei posti che contano. Del farmacista Burei, Mangiagalli sottolineava solo la pusillanimità che gli impedì di mettere nero su bianco quanto sapeva.







A sinistra: Protesta del padre contro la Corte di Assise Straordinaria di Treviso che non ha dato seguito a una sua denuncia contro il comm. Fanna di Spresiano, presentata già nel febbraio del 1946.
«Quali potenti influenze hanno impedito che la giustizia abbia il suo corso?
Forse la posizione finanziaria altolocata del predetto commendatore?
Bisogna assolutamente che i santoni della C.A.S si decidano di rispondere alla legittima richiesta di un padre... ».
Da ''patrioti della marca'', settimanale dell'Anpi di Treviso, 19 dicembre 1946.



Luciano Mangiagalli, partigiano della brigata Piave
impiccato a San Fior (TV) il 23 ottobre 1944:

suo ricordo nel mausoleo dei partigiani di Treviso.





Nessun commento:

Posta un commento