sabato 12 novembre 2016

Renato Moretto, 1923 - 1944

Moretto Renato di Fioravante, Treviso, classe 1923
Caporale - 3° Rgt. Bersaglieri
Partigiano Combattente - Brg. Bavaresco - Div. Sabatucci
Caduto il 3 agosto 1944, a S. Maria di Cafoncello di Treviso [assieme a Scarabel Antonio]
Durante un rastrellamento ad opera di un reparto della r.s.i., veniva catturato e, nella stessa notte, passato per le armi
Facchino - 4. elementare      (Elio Fregonese, 1997)




Atto di morte. Stato civile comune di Treviso (partic.)


 «Il giorno tre del mese di Agosto dell'anno millenovecentoquarantaquattro XXII EF alle ore zero e minuti quindici nella pubblica Via in Sant'Antonino è morto Moretto Renato dell'età di anni ventuno, macellaio, di razza ariana, residente in Treviso, che era nato in Treviso da Fioravante residente in Treviso e da Visentin Maria casalinga residente in Treviso, e che era celibe». Con tutta probabilità Visentin Maria, madre di Renato Moretto,
 era sorella di Visentin Emma, madre di Antonio Scarabel. I due partigiani 
sarebbero stati quindi cugini di parte materna.

Renato Moretto e Antonio Scarabel fucilati il 3 agosto 1944 in località Ca' Foncello di Treviso. 
(Mario Altarui, Treviso nella Resistenza, p. 10 - didascalia originale)

Il Gazzettino di domenica 6 agosto 1944 annuncia la morte di Antonio Scarabel e Renato Moretto.

Ulteriori informazioni tratte dal foglio matricolare
Moretto Renato, classe di leva 1923, matricola 27872, Distretto di Treviso (28)
Figlio di Fioravante e Visentin Maria, nato il 12 giugno 1923 a Treviso
[...] Visita di leva: statura m. 1,71 - torace m. 0,94.
Professione: facchino - titolo di studio 4a elementare
Residente a Treviso in via Polveriera 39
12 gennaio 1943 Chiamato alle armi e giunto nel Deposito del 3° reggimento Bersaglieri in Milano.
1 aprile 1943 Caporale in detto con anzianità e decorrenza assegni 1.4.1943.
15 maggio 1943 ricoverato all'ospedale militare di Treviso.
19 maggio 1943 Dimesso e inviato al Corpo.
1 luglio 1943 nel 3° Reggimento Bersaglieri mobilitato.
5 settembre 1943 denunciato al Tribunale di Guerra di Milano per il reato di furto  ai sensi dell’art. 230 del C.P.M.G. *
“Parificato a Treviso il 29 maggio 1944”
A matita sotto : deceduto
A matita ai lati :  bersaglieri artiglieri

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*  Regio decreto 20 febbraio 1941, n. 303. Codici penali militari di pace e di guerra.
Art. 230. Furto militare. Il militare, che, in luogo militare, si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola ad altro militare che la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, è punito con la reclusione militare da due mesi a due anni. Se il fatto è commesso a danno dell’amministrazione militare, la pena è della reclusione militare da uno a cinque anni. / La condanna importa la rimozione. / Agli effetti della legge penale militare, sotto la denominazione di luogo militare si comprendono le caserme, le navi, gli aeromobili, gli stabilimenti militari e qualunque altro luogo, dove i militari si trovano, ancorché momentaneamente, per ragione di servizio.

Le principali azioni partigiane di Renato Moretto prima della sua uccisione da parte delle neo-costituite brigate nere di Treviso


Renato Moretto, partigiano della brigata Bavaresco. Le sue principali azioni prima della cattura e uccisione.
(Aistresco, ID 86, n. inv. 007, fondo "Caporizzi", fasc Div. Sabatucci, sf "Brigata Bavaresco")

Nota Sulla prima colonna a sinistra: numero progressivo delle azioni della brigata.

Trascrizione
15 maggio 1944: «Moretto con 4 uomini si reca allo Scalo Merci Motta operando lo sbullonamento di 1 binario ed il taglio dei tubi di collegamento fra i vagoni in sosta».
8 giugno 1944: «Moretto con 5 uomini si portava sulla linea ferroviaria nei pressi di S. Antonino, ove dopo aver disarmati due militari tedeschi di guardia spiombava un vagone e ne asportava alcuni sacchi di frumento che venivano poi distribuiti alla popolazione del luogo. [Recuperate due pistole e 20 q. di frumento]».
18 giugno 1944: «Moretto con un altro Garibaldino disarmano due SS. tedesche accompagnandoli al responsabile della formazione partigiana. [Recuperate due pistole]».


Notte 2/3 agosto 1944: la prima azione della XX Brigata Nera "Amerino Cavallin" di Treviso che portò all'uccisione dei partigiani Renato Moretto e Antonio Scarabel



Diario storico Brg. Bavaresco, azioni 28, 29, 30 - 3.8.1944, (Aistresco, ID 86, n. inv. 007)

Trascrizione
3 agosto 1944: «Treviso. In seguito ad azione di rastrellamento in località S. Maria del Cafoncello, elementi della Brigata Nera di Treviso catturavano armato nella sua abitazione Moretto Renato, il quale veniva riconosciuto partigiano e fucilato sul posto».
3 agosto 1944: «Treviso. Durante la stessa operazione di rastrellamento veniva catturato il Garibaldino Scarabel Antonio, il quale riconosciuto partigiano veniva fucilato sul posto assieme al compagno Moretto».
3 agosto 1944: «Treviso. Successivamente a tali esecuzioni elementi della g. n. r. operavano numerosi arresti nella zona: 1 Garibaldino catturato Corrado G. nel tentativo di fuga veniva gravemente ferito. Contemporaneamente altri 6 Garibaldini venivano presi e portati al Comando Militare Provinciale per essere poi deportati in Germania».

La scheda del partigiano Renato Moretto ucciso dalle brigate nere di Treviso
il 3 agosto 1943 in zona Ca' Foncello nell'elenco dei caduti 
della divisione Sabatucci, brigata Bavaresco.  (Aistresco - b. 24; Resistenza 1; fasc.
Elenco caduti della divisione Garibaldi "F. Sabatucci" - feriti compresi).

Il processo contro i fascisti che avevano ucciso Renato Moretto e Antonio Scarabel (i primi partigiani uccisi in città dalle "nuove" brigate nere dopo l'isolata uccisione per mano tedesca di Antonio [Giancarlo] Brambullo il 15 settembre dell'anno precedente) ebbe ampio spazio sui giornali dell'epoca, in particolare sul Gazzettino che - fra l'11 e il 17 aprile 1946 - lo seguì con lunghe cronache, di cui riportiamo un particolare di quella dedicata alla prima udienza.


Cronaca della prima udienza del processo contro i fascisti che nella notte
fra il 2 e il 3 agosto 1944 uccisero i partigiani di Treviso
Antonio Sacarbel e Renato Moretto. (Dal Gazzettino dell'11 aprile 1946).


Trascrizione

Il processo contro ufficiali e graduati 
dell'ex comando militare provinciale
Chi ha ucciso Scarabel e Moretto?


«Particolarmente grave è il processo che si è iniziato ieri mattina, perché l'episodio culminante che diede origine alla causa, fu la barbara uccisione avvenuta nella notte del 2 agosto 1944 dei compianti giovani patrioti Antonio Scarabel e Renato Moretto.
Sorpresi nelle loro case da alcuni ufficiali e graduati appartenenti al famigerato 29° Comando militare provinciale, le due vittime furono portate all'aperto a Santa Maria di Caffoncello, e nei pressi della chiesa Votiva trucidati con una raffica di mitra. Quindi gli assassini si allontanarono per rientrare in caserma lasciando i miseri corpi, ancora caldi e sanguinanti, a terra. 
L'orrore provocato da quell'eccidio fu generale, ma gli autori del duplice delitto rimasero sconosciuti finché avvenuta la liberazione, prima il Comando della valorosa brigata Vladimiro, successivamente la Commissione di Giustizia ed infine l'autorità competente indagarono fermando alcuni indiziati.
[...]
Appena terminata la laboriosissima udienza,  avviene un putiferio nel corridoio. Congiunti di partigiani assassinati e seviziati, dopo aver protestato vivacemente contro gli imputati in libertà provvisoria si avvicinano al Cesari [un sottufficiale del CMP] colpendolo con dei pugni. A quietare gli animi intervengono alcuni funzionari e l'Ufficiale giudiziario unitamente ad agenti che prestano servizio presso la Corte d'Assise».  (Il Gazzettino, 11 aprile 1946).

Sentenza contro i fascisti che uccisero i partigiani di Treviso Antonio Scarabel e Renato Moretto.
Il commento de Il Lavoratore, organo del PCI trevigiano, sabato 20 aprile 1946.
Trascrizione

Criminali fascisti alla sbarra
Le ultime battute del processo
Maltese - Cesari - Fugalli e C.i

«Il 16 corrente si sono avute le ultime battute, davanti alla Corte di Assise Straordinaria, del processo a carico degli assassini si Scarabel e Moretto,
L'interesse della cittadinanza nell'assistere all'epilogo del giudizio per il primo delitto dei gangsters repubblichini in Treviso, è stato enorme: l'aula era affollatissima di popolo avido di giustizia, desideroso di vedere finalmente puniti i suoi carnefici. Purtroppo, neanche stavolta, non sono comparsi alla sbarra i veri e maggiori responsabili, quelli che sedevano in alto!
Le richieste del P.G. furono [...]

La sentenza   [LEGGI LA SENTENZA COMPLETA]
Emittenti radio a Treviso -  
Le "chiacchierate radiofoniche"
in Piazza dei Signori a Treviso
denominate “La voce del Sile”»,
(così sono definite nella sentenza)
vengono citate dal Gazzettino 4 volte:
 il 30 marzo, il 9, l'11 e il 15 aprile '45.
Nell'ultima trasmissione "La Voce del Sile"
limitò il programma a
"comunicati di interesse pubblico"


La Corte, dopo 45 minuti di discussione in Camera di Consiglio, è rientrata nella sala e nel silenzio più assoluto ha letta la sentenza con la quale ha distribuito ben 119 anni e 8 mesi di reclusione così ripartiti: Maltese [Gino] 27 anni e manicomio giudiziale, Fugalli [Paolo], tuttora latitante, 30 anni; Ongarello [Oscar] 15 anni; Cesari [Riccardo] pure latitante 18 anni; Cuttaia [Agostino] 18 anni ; Bonali [Natale, fratello del partigiano Ado, morto sul Grappa il 21 settembre 1944], lo sciocco e ridicolo annunciatore di "Radio Sile", propagandista della pseudo repubblica 6 anni e 8 mesi; Baccin [Guglielmo] e Sartori [Luigi] 2 anni e 6 mesi. Un imputato di secondo piano, Bruna [Salvatore], assolto per insufficienza di prove.
Nessun difensore ha pronunciato arringhe, limitandosi a conclusioni scritte*.
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Cesari Riccardo, che venne condannato a 18 anni di reclusione e sul cui capo pendeva un'accusa gravissima, è stato messo in libertà provvisoria assieme a Cuttaia, Ongarello, Bonali, Baccin e Sartori, appena 10 giorni prima del dibattimento. All'udienza, Cesari Riccardo non comparve ed è tuttora latitante, come si disse. Si chiede perché simili criminali possono godere del particolare favore di respirare l'aria di questa bella primavera di libertà che essi avevano cercato in tutti i modi perché non avesse mai più a risplendere sulla povera e martoriata Italia, mentre coloro che l'hanno resa possibile col loro sacrificio e col loro sangue languono nelle carceri, senza poter ottenere libertà provvisoria e vi muoiono, come è morto il 31 marzo 1946 nelle carceri di Treviso il giovane Geronazzo Giacomo da Valdobbiadene, partigiano del "Maquis" - II ° Reggimento "Valmy", il quale vi era detenuto per il furto di due alberi. Aveva 23 anni».
(Il Lavoratore, organo del PCI trevigiano, sabato 20 aprile 1946)

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* Su questo punto, così scrive il Gazzettino del 17.4.1946: «Tutti i difensori (avvocati Cursi, Caputo, Nordio, Sorbara, De Michele, Piovan, Rizzo e Fiorotto), a causa dell'ambiente un po' eccitato, hanno dichiarato di rinunziare alla parola presentando invece scritte le loro conclusioni».


L'uccisione di Renato Moretto e Antonio Scarabel, dal libro di Federico Maistrello sulla XX Brigata Nera

Fu la prima azione antipartigiana della Brigata Nera 'Cavallin' che da circa un mese aveva iniziato la sua attività [1].
L’azione in cui persero la vita i due partigiani «ebbe inizio alle ore 23 del 2 agosto 1944 e interessò la zona periferica a sud-est di Treviso, tra il quartiere di Sant'Antonino e Santa Maria di Ca' Foncello, dove sorgeva l'Ospedale Militare, oggi sede dell'Ospedale Civile Regionale.
I fascisti, da un canto, si proponevano di catturare i giovani renitenti alla leva che notoriamente abitavano in alcune case situate appena oltre il nosocomio, in particolare, il ventunenne Renato Moretto, ricercato perché, quand'era stato deportato in Germania, aveva aderito alla R.S.I. soltanto per tornare in patria, disertando sùbito dopo il rientro per aggregarsi alla Brigata garibaldina Bavaresco.
Dall'altro, desideravano dar seguito alle proteste di Emanuele e Giuseppe Gerardi [2] residenti [...] in una villa al civico 21 di via Scarpa, che avevano denunciato più volte le azioni di disturbo subite ad opera degli antifascisti e sollecitato il ripristino dell' ordine.
Il comando dell' operazione fu affidato al capitano Francesco Tajer del 29° Comando Militare Provinciale [...].
Egli operò con dovizia di uomini e di mezzi [...]. Il sergente maggiore Riccardo Cesari, appartenente al 29° Comando Militare Provinciale, nell'interrogatorio a cui fu sottoposto dai partigiani a guerra finita, riferì che il pattuglione destinato al rastrellamento era composto da settantacinque militi: venticinque squadristi della XX Brigata Nera, diretti dallo stesso Francesco Tajer; trentacinque legionari della G.N.R provenienti dalla caserma Tommaso Salsa, agli ordini del tenente Paolo Fugalli, classe 1908, di Parma; quindici militi del 29° Comando Militare Provinciale, comandati dal tenente Gino Maltese, classe 1910, di Pescara.
Gli armati, giunti all' altezza della Chiesa Votiva, si divisero in due gruppi, di cui uno raggiunse la villa dei cugini Gerardi per consentire loro di aggregarsi ai camerati, mentre l'altro proseguì lungo la 'strada nuova'; riunitisi, circondarono l'osteria 'Scarabel', situata in aperta campagna (di fronte all'attuale ingresso principale dell'Ospedale Regionale) e frequentata abitualmente dai giovani antifascisti. [... Qui catturarono] il proprietario dell'osteria Antonio Scarabel e il giovane Renato Moretto.
A Renato non fu dato il tempo di parlare: identificato immediatamente [...] fu portato fuori dell' esercizio e abbattuto a colpi di pistola dal tenente Paolo Fugalli.
Antonio Scarabel, classe 1901, di Treviso, trascinato a sua volta nel cortile, fu spinto vicino al cadavere di Moretto e interrogato da Fugalli e Maltese. Un testimone, tale Pegoraro, che dormiva con la moglie in una stanza attigua all'osteria, udì [il tenente Gino] Maltese intimargli: “Parla, parla, parla!”. Quella notte c'era la luna piena e più d'uno poté vederlo alzare la canna del mitra in direzione di Scarabel e sparare il colpo che lo uccise». (Federico Maistrello, XX Brigata Nera... pp. 75-79)

La morte di Renato Moretto e Antonio Scarabel nel ricordo della partigiana Bruna Fregonese

«Partimmo da Porto in due, io e Toni Maschio. Raramente succedeva, di solito io andavo da sola e se mai con Paolo, che aveva sempre siti nuovi da farmi conoscere. Raramente con altri.
Era il 3 agosto '44, lo dice la lapide eretta sul posto. Eravamo diretti da Memi Gasparini [3], io con la mia borsa, che quella mattina. conteneva i timbri delle brigate del Cansiglio, che li avevano mandati giù da rifare; la parte gommosa era consunta e Memi [Domenico Gasparini] incisore, la doveva rifare.
Percorremmo Via Scarpa e improvvisamente nella' curva con via Concordia ci trovammo la strada sbarrata (o interrotta?). Fui presa dallo sgomento, o anche da qualcosa di più. Lì davanti a noi c'erano sulla strada due uomini uccisi e malamente coperti e intorno, in ordine sparso, diversi militi fascisti armi alla mano. Quello che mi suggerì la situazione fu di cercare di allontanarmi presto, che loro non avessero il tempo per iniziative. Dissi al fascista più prossimo: "Possiamo passare?" (proprio così al plurale). Mi rispose di sì: mi sembrava impossibile.
Giunti da Memi, cercai di riprendermi, consegnai il materiale; Toni parlò con lui, credo, non ricordo bene, ero molto provata. Ci dissero che gli uccisi erano Antonio Scarabel e Renato Moretto, erano stati uccisi sul far della notte dalle brigate nere. Renato, [21] anni, mio ex compagno di scuola; Scarabel, [33] anni, sposato con una bambina e il bambino, quando nacque, era già orfano.
Ritornammo per altre strade, per strada delle fornaci e poi via S. Antonino. Sapevo che i Vanin abitavano a Caffoncello, ma non dove. Il pomeriggio di quel giorno mamma Vanin [4] si recò da Memi molto provata per l'eccidio di quella notte; lei dalle finestre di casa sua aveva la vista sull'accaduto. Disse a Gasparini: "Ho avuto una grande paura quando ho visto apparire alla curva quella ragazza che viene da te, paura che prendessero anche lei"». (Bruna Fregonese, Le carte di Bruna, p. 99).


Il luogo in cui - nella notte fra il 2 e il 3 agosto 1944 - furono uccisi i partigiani 
Antonio Scarabel e Renato Moretto, sulla curva di via Antonio Scarpa di fronte all'attuale
ingresso dell'ospedale Ca' Foncello, all'epoca ospedale militare. (Carta: G. Zaniol, 1926)

Note


[1] Le Brigate Nere erano sorte in seguito alla militarizzazione del Partito Fascista Repubblicano (Dec. Lgs. 30 giugno 1944, n. 446) e avevano il precipuo compito di combattere «contro i banditi e i fuorilegge [cioè i partigiani]» e di liquidare «eventuali nuclei di paracadutisti nemici». Le Federazioni fasciste della RSI vennero denominate Brigate Nere e i Commissari federali divennero comandanti di Brigata. Ufficialmente, quindi, anche a Treviso il Federale (generale di brigata Alfredo Valent) dal 1° luglio 1944 divenne comandante della neo costituita XX Brigata Nera, intitolata al Commissario del Fascio di Valdobbiadene Amerino Cavallin ucciso dai partigiani il 27 maggio 1944. Il comando effettivo era però in mano al vicecomandante, colonnello Bruno Cappellin, «a cui il 15 aprile 1945 subentrò il maggiore Tacito Riccitelli».
Sul piano operativo tuttavia la Brigata “Cavallin” dipendeva dal comando locale delle SS tedesche ed era coordinata dal Prefetto.
Tutto questo dettagliato organigramma era poco più che teorico, e - sottolinea Maistrello - data «la scarsità di ordini impartiti da chi ne aveva facoltà» le Brigate Nere godevano in realtà di una «considerevole autonomia» operativa.
Durante la sua attività, la XX BN ebbe «un organico variabile da un minimo iniziale di 50 uomini a un massimo di circa 300». (Maistrello, XX Brigata Nera... , pp. 23-33)
[2] Emanuele Gerardi “Barba” e suo cugino Giuseppe “Pino”, erano due noti esponenti della XX Brigata Nera originari di Pasiano (PN). Entrambi avevano il grado di capitano (Maistrello, XX Brigata Nera ... , p. 245).
Con la sentenza n. 19/45 del 04.07.1945 della Corte di Assise Straordinaria di Treviso Emanuele Gerardi (Barba) fu condannato alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena assieme a Giorgio Brevinelli (Lince) ed Egidio Simonetti (Nina). Ma non fece in tempo di andare davanti al plotone d’esecuzione  (a differenza dei suoi camerati Brevinelli  e Simonetti che furono giustiziati il 13 febbraio 1946) in quanto morì in carcere a causa di una setticemia. (Sentenze della Corte d'Assise Straordinaria di Treviso; Maistrello, XX Brigata Nera... , p. 20).
[3] Noto incisore trevigiano la cui abilità nella fabbricazione dei timbri delle varie formazioni partigiane e soprattutto nella falsificazione dei timbri del nemico fu quanto mai preziosa per il movimento di resistenza.
[4] «Corona Vanin aveva due maschi gemelli, Corrado (“Sparviero”) e Vettore, ed erano tutti e due artigiani. Lei curò anche “Bill” e il “Russo” feriti nella battaglia di Trevignano [notte 21/22 marzo 1945]. » (Le carte di Bruna, p. 98)

Renato Moretto, partigiano ucciso dalle brigate nere il 3 agosto 1944:
il suo ricordo nel monumento ai partigiani di Treviso.

Cippo partigiano in via Antonio Scarpa presso la rotonda dell'ospedale 
Ca' Foncello di Treviso. Vi sono ricordati i quattro partigiani nati nella zona e uccisi dai fascisti:
Renato Moretto, Antonio ScarabelVittorio Soldera e Luigi Cattarin. Di essi, Moretto e Scarabel 

furono uccisi in questo punto. Cippo inaugurato il 25 aprile 1946. (Il Lavoratore, 4.5.1946).


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