Fante - Deposito 55° Rgt. Fanteria
Partigiano Combattente - Brg. Bavaresco - Div. Sabatucci
Caduto il 3 agosto 1944, a S. Maria di Cafoncello di Treviso [assieme a Moretto Renato]
Rastrellato ad opera di militi della r.s.i., nella notte stessa veniva passato per le armi
Verniciatore - 5. elementare ( (Elio Fregonese, 1997)
Atto di morte, Stato civile comune di Treviso (partic.)
«Il giorno tre del mese di Agosto dell'anno millenovecentoquarantaquattro XXII EF
alle ore zero e minuti quindici nella pubblica Via in Sant'Antonino è morto Scarabel Antonio dell'età di anni trentatre, esercente, di razza ariana, residente in Treviso, che era nato in Treviso da fu Antonio già residente in Treviso e da fu Visentin Emma casalinga già residente in Treviso, e che era coniugato con Marini Amabile».
Con tutta probabilità Visentin Emma, madre di Antonio Scarabel,
era sorella di Visentin Maria, madre di Renato Moretto. In tal caso
i due partigiani sarebbero stati cugini di parte materna. |
Notte 2/3 agosto 1944: la prima azione della XX Brigata Nera "Amerino Cavallin" di Treviso che portò all'uccisione dei partigiani Renato Moretto e Antonio Scarabel
Trascrizione
Diario storico Brg. Bavaresco, azioni 28, 29, 30 - 3.8.1944, (Aistresco, ID 86, n. inv. 007) |
Trascrizione
3 agosto 1944: «Treviso. In seguito ad azione di rastrellamento in località S. Maria del Cafoncello, elementi della Brigata Nera di Treviso catturavano armato nella sua abitazione Moretto Renato, il quale veniva riconosciuto partigiano e fucilato sul posto».
3 agosto 1944: «Treviso. Durante la stessa operazione di rastrellamento veniva catturato il Garibaldino Scarabel Antonio, il quale riconosciuto partigiano veniva fucilato sul posto assieme al compagno Moretto».
3 agosto 1944: «Treviso. Successivamente a tali esecuzioni elementi della g. n. r. operavano numerosi arresti nella zona: 1 Garibaldino catturato Corrado G: nel tentativo di fuga veniva gravemente ferito. Contemporaneamente altri 6 Garibaldini venivano presi e portati al Comando Militare Provinciale per essere poi deportati in Germania».
Renato Moretto e Antonio Scarabel fucilati il 3 agosto 1944 in località Ca' Foncello di Treviso. (Mario Altarui, Treviso nella Resistenza, p. 10 - didascalia originale) |
Il Gazzettino di domenica 6 agosto 1944 annuncia la morte di Antonio Scarabel e Renato Moretto. |
Il processo contro i fascisti che avevano ucciso Renato Moretto e Antonio Scarabel ebbe ampio spazio sui giornali dell'epoca, in particolare sul Gazzettino che - fra l'11 e il 17 aprile 1946 - lo seguì con lunghe cronache, di cui riportiamo un particolare di quella dedicata alla prima udienza.
Il processo contro ufficiali e graduati
dell'ex comando militare provinciale
Chi ha ucciso Scarabel e Moretto?
«Particolarmente grave è il processo che si è iniziato ieri mattina, perché l'episodio culminante che diede origine alla causa, fu la barbara uccisione avvenuta nella notte del 2 agosto 1944 dei compianti giovani patrioti Antonio Scarabel e Renato Moretto.
Sorpresi nelle loro case da alcuni ufficiali e graduati appartenenti al famigerato 29° Comando militare provinciale, le due vittime furono portate all'aperto a Santa Maria di Caffoncello, e nei pressi della chiesa Votiva trucidati con una raffica di mitra. Quindi gli assassini si allontanarono per rientrare in caserma lasciando i miseri corpi, ancora caldi e sanguinanti, a terra.
L'orrore provocato da quell'eccidio fu generale, ma gli autori del duplice delitto rimasero sconosciuti finché avvenuta la liberazione, prima il Comando della valorosa brigata Vladimiro, successivamente la Commissione di Giustizia ed infine l'autorità competente indagarono fermando alcuni indiziati.
[...]
Appena terminata la laboriosissima udienza , avviene un putiferio nel corridoio. Congiunti di partigiani assassinati e seviziati, dopo aver protestato vivacemente contro gli imputati in libertà provvisoria si avvicinano al Cesari [un sottufficiale del CMP] colpendolo con dei pugni. A quietare gli animi intervengono alcuni funzionari e l'Ufficiale giudiziario unitamente ad agenti che prestano servizio presso la Corte d'Assise». (Il Gazzettino, 11 aprile 1946).
La Corte, dopo 45 minuti di discussione in Camera di Consiglio, è rientrata nella sala e nel silenzio più assoluto ha letta la sentenza con la quale ha distribuito ben 119 anni e 8 mesi di reclusione così ripartiti: Maltese [Gino] 27 anni e manicomio giudiziale, Fugalli [Paolo], tuttora latitante, 30 anni; Ongarello [Oscar] 15 anni; Cesari [Riccardo] pure latitante 18 anni; Cuttaia [Agostino] 18 anni ; Bonali [Natale], lo sciocco e ridicolo annunciatore di "Radio Sile", propagandista della pseudo repubblica 6 anni e 8 mesi; Baccin [Guglielmo] e Sartori [Luigi] 2 anni e 6 mesi. Un imputato di secondo piano, Bruna [Salvatore], assolto per insufficienza di prove.
Sentenza contro i fascisti che uccisero i partigiani di Treviso Antonio Scarabel e Renato Moretto. Il commento de Il Lavoratore, organo del PCI trevigiano, sabato 20 aprile 1946. |
Trascrizione
Criminali fascisti alla sbarra
Le ultime battute del processo
Maltese - Cesari - Fugalli e C.i
«Il 16 corrente si sono avute le ultime battute, davanti alla Corte di Assise Straordinaria, del processo a carico degli assassini si Scarabel e Moretto,
L'interesse della cittadinanza nell'assistere all'epilogo del giudizio per il primo delitto dei gangsters repubblichini in Treviso, è stato enorme: l'aula era affollatissima di popolo avido di giustizia, desideroso di vedere finalmente puniti i suoi carnefici. Purtroppo, neanche stavolta, non sono comparsi alla sbarra i veri e maggiori responsabili, quelli che sedevano in alto!
Le richieste del P.G. furono [...]
La sentenza [LEGGI LA SENTENZA COMPLETA]
Emittenti radio a Treviso -
Radio La Voce del Sile - Treviso, 1945.
«Le "chiacchierate radiofoniche"
in Piazza dei Signori a Treviso denominate “La voce del Sile”», (così sono definite nella sentenza) vengono citate dal Gazzettino 4 volte: il 30 marzo, il 9, l'11 e il 15 aprile '45. Nell'ultima trasmissione "La Voce del Sile" limitò il programma a "comunicati di interesse pubblico". |
Nessun difensore ha pronunciato arringhe, limitandosi a conclusioni scritte*.
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Cesari Riccardo, che venne condannato a 18 anni di reclusione e sul cui capo pendeva un'accusa gravissima, è stato messo in libertà provvisoria assieme a Cuttaia, Ongarello, Bonali, Baccin e Sartori, appena 10 giorni prima del dibattimento. All'udienza, Cesari Riccardo non comparve ed è tuttora latitante, come si disse. Si chiede perché simili criminali possono godere del particolare favore di respirare l'aria di questa bella primavera di libertà che essi avevano cercato in tutti i modi perché non avesse mai più a risplendere sulla povera e martoriata Italia, mentre coloro che l'hanno resa possibile col loro sacrificio e col loro sangue languono nelle carceri, senza poter ottenere libertà provvisoria e vi muoiono, come è morto il 31 marzo 1946 nelle carceri di Treviso il giovane Geronazzo Giacomo da Valdobbiadene, partigiano del "Maquis" - II ° Reggimento "Valmy", il quale vi era detenuto per il furto di due alberi. Aveva 23 anni».
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* Su questo punto, così scrive il Gazzettino del 17.4.1946: «Tutti i difensori (avvocati Cursi, Caputo, Nordio, Sorbara, De Michele, Piovan, Rizzo e Fiorotto), a causa dell'ambiente un po' eccitato, hanno dichiarato di rinunziare alla parola presentando invece scritte le loro conclusioni».
L'uccisione di Antonio Scarabel e Renato Moretto, dal libro di Federico Maistrello sulla XX Brigata Nera
Fu la prima azione antipartigiana della Brigata Nera 'Cavallin' che da circa un mese aveva iniziato la sua attività [1].
L’azione in cui persero la vita i due partigiani «ebbe inizio alle ore 23 del 2 agosto 1944 e interessò la zona periferica a sud-est di Treviso, tra il quartiere di Sant'Antonino e Santa Maria di Ca' Foncello, dove sorgeva l'Ospedale Militare, oggi sede dell'Ospedale Civile Regionale.
I fascisti, da un canto, si proponevano di catturare i giovani renitenti alla leva che notoriamente abitavano in alcune case situate appena oltre il nosocomio, in particolare, il ventunenne Renato Moretto, ricercato perché, quand'era stato deportato in Germania, aveva aderito alla R.S.I. soltanto per tornare in patria, disertando sùbito dopo il rientro per aggregarsi alla Brigata garibaldina Bavaresco.
Dall'altro, desideravano dar seguito alle proteste di Emanuele e Giuseppe Gerardi [2] residenti [...] in una villa al civico 21 di via Scarpa, che avevano denunciato più volte le azioni di disturbo subite ad opera degli antifascisti e sollecitato il ripristino dell' ordine.
Il comando dell' operazione fu affidato al capitano Francesco Tajer del 29° Comando Militare Provinciale [...].
Egli operò con dovizia di uomini e di mezzi [...]. Il sergente maggiore Riccardo Cesari, appartenente al 29° Comando Militare Provinciale, nell'interrogatorio a cui fu sottoposto dai partigiani a guerra finita, riferì che il pattuglione destinato al rastrellamento era composto da settantacinque militi: venticinque squadristi della XX Brigata Nera, diretti dallo stesso Francesco Tajer; trentacinque legionari della G.N.R provenienti dalla caserma Tommaso Salsa, agli ordini del tenente Paolo Fugalli, classe 1908, di Parma; quindici militi del 29° Comando Militare Provinciale, comandati dal tenente Gino Maltese, classe 1910, di Pescara.
Gli armati, giunti all' altezza della Chiesa Votiva, si divisero in due gruppi, di cui uno raggiunse la villa dei cugini Gerardi per consentire loro di aggregarsi ai camerati, mentre l'altro proseguì lungo la 'strada nuova'; riunitisi, circondarono l'osteria 'Scarabel', situata in aperta campagna (di fronte all'attuale ingresso principale dell'Ospedale Regionale) e frequentata abitualmente dai giovani antifascisti. [... Qui catturarono] il proprietario dell'osteria Antonio Scarabel e il giovane Renato Moretto.
A Renato non fu dato il tempo di parlare: identificato immediatamente [...] fu portato fuori dell' esercizio e abbattuto a colpi di pistola dal tenente Paolo Fugalli.
Fu la prima azione antipartigiana della Brigata Nera 'Cavallin' che da circa un mese aveva iniziato la sua attività [1].
L’azione in cui persero la vita i due partigiani «ebbe inizio alle ore 23 del 2 agosto 1944 e interessò la zona periferica a sud-est di Treviso, tra il quartiere di Sant'Antonino e Santa Maria di Ca' Foncello, dove sorgeva l'Ospedale Militare, oggi sede dell'Ospedale Civile Regionale.
I fascisti, da un canto, si proponevano di catturare i giovani renitenti alla leva che notoriamente abitavano in alcune case situate appena oltre il nosocomio, in particolare, il ventunenne Renato Moretto, ricercato perché, quand'era stato deportato in Germania, aveva aderito alla R.S.I. soltanto per tornare in patria, disertando sùbito dopo il rientro per aggregarsi alla Brigata garibaldina Bavaresco.
Dall'altro, desideravano dar seguito alle proteste di Emanuele e Giuseppe Gerardi [2] residenti [...] in una villa al civico 21 di via Scarpa, che avevano denunciato più volte le azioni di disturbo subite ad opera degli antifascisti e sollecitato il ripristino dell' ordine.
Il comando dell' operazione fu affidato al capitano Francesco Tajer del 29° Comando Militare Provinciale [...].
Egli operò con dovizia di uomini e di mezzi [...]. Il sergente maggiore Riccardo Cesari, appartenente al 29° Comando Militare Provinciale, nell'interrogatorio a cui fu sottoposto dai partigiani a guerra finita, riferì che il pattuglione destinato al rastrellamento era composto da settantacinque militi: venticinque squadristi della XX Brigata Nera, diretti dallo stesso Francesco Tajer; trentacinque legionari della G.N.R provenienti dalla caserma Tommaso Salsa, agli ordini del tenente Paolo Fugalli, classe 1908, di Parma; quindici militi del 29° Comando Militare Provinciale, comandati dal tenente Gino Maltese, classe 1910, di Pescara.
Gli armati, giunti all' altezza della Chiesa Votiva, si divisero in due gruppi, di cui uno raggiunse la villa dei cugini Gerardi per consentire loro di aggregarsi ai camerati, mentre l'altro proseguì lungo la 'strada nuova'; riunitisi, circondarono l'osteria 'Scarabel', situata in aperta campagna (di fronte all'attuale ingresso principale dell'Ospedale Regionale) e frequentata abitualmente dai giovani antifascisti. [... Qui catturarono] il proprietario dell'osteria Antonio Scarabel e il giovane Renato Moretto.
A Renato non fu dato il tempo di parlare: identificato immediatamente [...] fu portato fuori dell' esercizio e abbattuto a colpi di pistola dal tenente Paolo Fugalli.
Antonio Scarabel, classe 1901, di Treviso, trascinato a sua volta nel cortile, fu spinto vicino al cadavere di Moretto e interrogato da Fugalli e Maltese. Un testimone, tale Pegoraro, che dormiva con la moglie in una stanza attigua all'osteria, udì [il tenente Gino] Maltese intimargli: “Parla, parla, parla!”. Quella notte c'era la luna piena e più d'uno poté vederlo alzare la canna del mitra in direzione di Scarabel e sparare il colpo che lo uccise». (Federico Maistrello, XX Brigata Nera... pp. 75-79)
L'esecuzione di Antonio Scarabel e Renato Moretto nel ricordo della partigiana Bruna Fregonese
«Partimmo da Porto in due, io e Toni Maschio. Raramente succedeva, di solito io andavo da sola e se mai con Paolo, che aveva sempre siti nuovi da farmi conoscere. Raramente con altri.
Era il 3 agosto '44, lo dice la lapide eretta sul posto. Eravamo diretti da Memi Gasparini [3], io con la mia borsa, che quella mattina. conteneva i timbri delle brigate del Cansiglio, che li avevano mandati giù da rifare; la parte gommosa era consunta e Memi [Domenico Gasparini] incisore, la doveva rifare.
Percorremmo Via Scarpa e improvvisamente nella' curva con via Concordia ci trovammo la strada sbarrata (o interrotta?). Fui presa dallo sgomento, o anche da qualcosa di più. Lì davanti a noi c'erano sulla strada due uomini uccisi e malamente coperti e intorno, in ordine sparso, diversi militi fascisti armi alla mano. Quello che mi suggerì la situazione fu di cercare di allontanarmi presto, che loro non avessero il tempo per iniziative. Dissi al fascista più prossimo: "Possiamo passare?" (proprio così al plurale). Mi rispose di sì: mi sembrava impossibile.
Giunti da Memi, cercai di riprendermi, consegnai il materiale; Toni parlò con lui, credo, non ricordo bene, ero molto provata. Ci dissero che gli uccisi erano Antonio Scarabel e Renato Moretto, erano stati uccisi sul far della notte dalle brigate nere. Renato, [21] anni, mio ex compagno di scuola; Scarabel, [33] anni, sposato con una bambina e il bambino, quando nacque, era già orfano.
Ritornammo per altre strade, per strada delle fornaci e poi via S. Antonino. Sapevo che i Vanin abitavano a Caffoncello, ma non dove. Il pomeriggio di quel giorno mamma Vanin [4] si recò da Memi molto provata per 1'eccidio di quella notte; lei dalle finestre di casa sua aveva la vista sull'accaduto. Disse a Gasparini: "Ho avuto una grande paura quando ho visto apparire alla curva quella ragazza che viene da te, paura che prendessero anche lei"». (Bruna Fregonese, Le carte di Bruna, p. 99).
NoteIl luogo in cui - nella notte fra il 2 e il 3 agosto 1944 - furono uccisi i partigiani Antonio Scarabel e Renato Moretto, sulla curva di via Antonio Scarpa di fronte all'attuale ingresso dell'ospedale Ca' Foncello, all'epoca ospedale militare. (Carta: G. Zaniol, 1926) |
[1] Le Brigate Nere erano sorte in seguito alla militarizzazione del Partito Fascista Repubblicano (Dec. Lgs. 30 giugno 1944, n. 446) e avevano il precipuo compito di combattere «contro i banditi e i fuorilegge [cioè i partigiani]» e di liquidare «eventuali nuclei di paracadutisti nemici». Le Federazioni fasciste della RSI vennero denominate Brigate Nere e i Commissari federali divennero comandanti di Brigata. Ufficialmente, quindi, anche a Treviso il Federale (generale di brigata Alfredo Valent) dal 1° luglio 1944 divenne comandante della neo costituita XX Brigata Nera, intitolata al Commissario del Fascio di Valdobbiadene Amerino Cavallin ucciso dai partigiani il 27 maggio 1944. Il comando effettivo era però in mano al vicecomandante, colonnello Bruno Cappellin, «a cui il 15 aprile 1945 subentrò il maggiore Tacito Riccitelli».
Sul piano operativo tuttavia la Brigata “Cavallin” dipendeva dal comando locale delle SS tedesche ed era coordinata dal Prefetto. Tutto questo dettagliato organigramma era poco più che teorico, e - sottolinea Maistrello - data «la scarsità di ordini impartiti da chi ne aveva facoltà» le Brigate Nere godevano in realtà di una «considerevole autonomia» operativa.
Durante la sua attività, la XX BN ebbe «un organico variabile da un minimo iniziale di 50 uomini a un massimo di circa 300». (Maistrello, XX Brigata Nera... , pp. 23-33)
[2] Emanuele Gerardi “Barba” e suo cugino Giuseppe “Pino”, erano due noti esponenti della XX Brigata Nera originari di Pasiano (PN). Entrambi avevano il grado di capitano (Maistrello, XX Brigata nera ... , p. 245).
Con la sentenza n. 19/45 del 04.07.1945 della Corte di Assise Straordinaria di Treviso Emanuele Gerardi (Barba) fu condannato alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena assieme a Giorgio Brevinelli (Lince) ed Egidio Simonetti (Nina). Ma non fece in tempo di andare davanti al plotone d’esecuzione (a differenza dei suoi camerati Brevinelli e Simonetti che furono giustiziati il 13 febbraio 1946) in quanto morì in carcere a causa di una setticemia. (Sentenze della Corte d'Assise Straordinaria di TrevisoSul piano operativo tuttavia la Brigata “Cavallin” dipendeva dal comando locale delle SS tedesche ed era coordinata dal Prefetto. Tutto questo dettagliato organigramma era poco più che teorico, e - sottolinea Maistrello - data «la scarsità di ordini impartiti da chi ne aveva facoltà» le Brigate Nere godevano in realtà di una «considerevole autonomia» operativa.
Durante la sua attività, la XX BN ebbe «un organico variabile da un minimo iniziale di 50 uomini a un massimo di circa 300». (Maistrello, XX Brigata Nera... , pp. 23-33)
[2] Emanuele Gerardi “Barba” e suo cugino Giuseppe “Pino”, erano due noti esponenti della XX Brigata Nera originari di Pasiano (PN). Entrambi avevano il grado di capitano (Maistrello, XX Brigata nera ... , p. 245).
[3] Noto incisore trevigiano la cui abilità nella fabbricazione dei timbri delle varie formazioni partigiane e soprattutto nella falsificazione dei timbri del nemico fu quanto mai preziosa per il movimento di resistenza.
[4] «Corona Vanin aveva due maschi gemelli, Corrado (“Sparviero”) e Vettore, ed erano tutti e due artigiani. Lei curò anche “Bill” e il “Russo” feriti nella battaglia di Trevignano [notte 21/22 marzo 1945]. » (Le carte di Bruna, p. 98)
Antonio Scarabel, partigiano ucciso dalle brigate nere a Treviso presso l'attuale ospedale di Ca' Foncello, il 3 agosto 1944. Suo ricordo nel monumento ai partigiani di Treviso. |
Cippo/cippi partigiano/i a Treviso
Il cippo che ricorda Antonio Scarabel assieme ad altri tre partigiani della zona:
si trova a Treviso in via Antonio Scarpa, presso la rotonda dell'ospedale Ca' Foncello.
si trova a Treviso in via Antonio Scarpa, presso la rotonda dell'ospedale Ca' Foncello.
Il piccolo monumento fu inaugurato il 25 aprile 1946. (Il Lavoratore, 4.5.1946).
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